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Bedizzole sfoggia il nuovo stemma comunale

Tanto tuonò che piovve! Dopo anni e anni di indecisioni e ripensamenti (quattro per la precisione…), finalmente il Comune di Bedizzole (Brescia) ha il suo stemma a norma e riconosciuto dal Presidente della Repubblica. Tutto iniziò con la decisione del nostro collaboratore Giacomo Danesi di chiedere la residenza a Bedizzole.  Da appassionato di araldica civica ed ecclesiastica non poteva certo non notare che lo stemma del comune bresciano non era a norma. Mancavano a quel logo (parola che Danesi odia) tutti quei elementi che identificano uno stemma comunale: la corona (quella esterna allo stemma però…) comunale e sotto lo scudo i due rami fruttati, in decusse e il nastro tricolore. Ora far capire agli amministratori che quello che loro chiamavano stemma non lo era affatto, e soprattutto non era possibile che fosse stato riconosciuto dallo Stato, fu dura battaglia per il nostro esperto collaboratore. Nemmeno le critiche più o  meno velate di incompetenza (lui autore di numerose ricerche e libri di Araldica civica ed ecclesiastica), e gli insulti su Facebook, lo hanno fermato nella sua battaglia per far sì che il suo comune di residenza avesse (giustamente) un suo stemma ufficiale e riconosciuto.

La copertina del Libretto dedicato allo stemma di Bedizzole
La copertina del Libretto dedicato allo stemma di Bedizzole

La curiosa vicenda ebbe una svolta positiva quando Danesi consigliò gli amministratori comunali di scrivere all’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per sapere se il loro stemma comunale (sic!) fosse stato o meno riconosciuto ufficialmente. Come previsto da Danesi la risposta fu glaciale: “Con riferimento alla nota del 2 novembre 2011 della S.V. si comunica che dagli atti di questo Ufficio è emerso che codesto Comune non ha mai ottenuto un provvedimento concessorio dei suoi emblemi”.

La consultazione del fascicolo ha permesso peraltro appurare che con la delibera podestarile del 24 settembre 1929 veniva chiesto il riconoscimento di “uno stemma civico rappresentato da tre gigli di Francia sotto la corona rovesciata, in campo rosso, il quale stemma ricorda la rivolta delle nostre popolazioni contro armi francesi…” Nella delibera veniva inoltre asserito che il Governo di Venezia con la “Ducale 27 novembre 1487 elargiva parecchi privilegi, tra i quali quello dello stemma succitato…” A tale richiesta, la Commissione Araldica Lombarda, al fine di poter esprimere il proprio motivato parere, ebbe a richiedere, al Podestà di Bedizzole, copia della Ducale di cui sopra; tale richiesta rimase inevasa e pertanto la pratica si arenò…” Finalmente la strada fu in discesa.

Immediata da parte del sindaco Roberto Caccaro e della Giunta l’avvio della pratica per ottenere il riconoscimento ufficiale. Dopo aver affidato all’araldista Maria Cristina Sintoni il compito di preparare i bozzetti per stemma e gonfalone, e ottenuta l’approvazione da parte dell’Ufficio araldico romano, la pratica burocratica fu avviata e il decreto presidenziale presentato alla firma del Capo dello Stato.

Il 29 ottobre 2012 Giorgio Napolitano, come presidente della Repubblica Italiana, e Mario Monti come presidente del Consiglio dei Ministri, firmavano il relativo decreto. Mercoledì 24 aprile 2013 il Prefetto di Brescia S.E. Livia Narcisa Brassesco Pace fece visita alla comunità di Bedizzole. Presso il Palazzo comunale a riceverla c’era il Sindaco dottor Roberto Caccaro, la Giunta e i Consiglieri comunali ad attenderla. Per l’occasione il Prefetto consegnava agli amministratori bedizzolesi il relativo decreto e le miniature del nuovo stemma e del gonfalone. La curiosa storia dello stemma di Bedizzole, ricca di documenti inediti, è stata messa nero su bianco in un opuscolo di 50 pagine, il volume edito dalla redazione di Gardanotizie è disponibile presso gli uffici del comune di Bedizzole. Non sappiamo se la sete di conoscenza di Giacomo Danesi sia stata finalmente appagata. Ne dubitiamo. Probabilmente starà studiando gli stemmi dei paesi vicini a caccia di errori araldici. Non vorremmo essere nei panni dei sindaci viciniori.

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