Il 5 agosto 1969 moriva a Verona, all’età di 64 anni, lo scultore Nereo Costantini. Alla maggior parte dei nogaresi questo nome non dice molto. Solo pochi, in paese, sanno qualcosa di lui. Eppure, la sua ultima opera, conosciuta in tutto il mondo, è diventata uno dei simboli della Verona cara ai turisti: stiamo parlando della statua bronzea di Giulietta, nel cortile della presunta casa dell’eroina immortalata da Shakespeare. Nereo Costantini, prima di trasferirsi a Verona nel 1938, visse e operò a Caselle di Nogara, dove nacque il 13 dicembre del 1905. La sua famiglia coltivava la terra da generazioni. A 17 anni, vista l’abilità che dimostrava nel modellare la creta umida strappata alla palude che circondava anche il suo paese, fu mandato a Verona, a studiare all’Accademia Cignaroli a spese del signor Milani, il padrone della campagna dove i Costantini lavoravano. Qui in brevissimo tempo divenne uno degli allievi più brillanti dimostrando di possedere spiccate doti artistiche e suscitando l’ammirazione dei suoi insegnanti per il modo vigoroso e allo stesso tempo innovativo di affrontare l’esecuzione dei ritratti. In quel periodo fondò a Nogara, con il pittore Rolando Colombini, il Circolo artistico nogarese, che vivacizzò, con varie iniziative, la cultura locale per vari anni. A 33 anni, Costantini fu invitato ad esporre alla Biennale di Venezia, una delle più prestigiose rassegne d’arte del mondo, meta sognata da pittori e scultori. Ben presto si impose all’attenzione della critica partecipando a mostre nazionali e vincendo numerosi premi. Il suo studio, frequentato dai principali artisti veronesi, si trovava sul fianco della chiesetta di San Procolo, nei pressi della basilica di San Zeno. Costantini visse tutta la vita del suo lavoro di scultore, arricchendo Verona, l’Italia e molti paesi stranieri di monumenti celebrativi e funerari, statuette in bronzo e ritratti. Nella città scaligera eseguì, tra le tante opere, una “via crucis” in bassorilievo, per la chiesa di Santa Maria Antica e un fonte battesimale, una statua bronzea raffigurante la Madonna, un crocifisso e dei bassorilievi in marmo per la chiesa parrocchiale di Golosine. A Dachau, in Germania, nel tempio votivo, realizzò un fregio il cui soggetto invita a non dimenticare le atrocità che vi furono commesse in quel luogo nel corso dell’ultima guerra mondiale. Sue opere fanno parte di collezioni private americane, svizzere, tedesche e svedesi. Costantini lasciò il segno della sua arte anche in Africa, dove eseguì, nel 1961, alcuni lavori nel cimitero di Addis Abeba in Etiopia. A Nogara, dove ancora oggi abitano una sorella e altri parenti, si possono ammirare molte sue opere: due bassorilievi nel tempietto di San Rocco, raffiguranti il Milite Ignoto della prima guerra mondiale e il missionario Reginaldo Giuliani; il busto di Gaetano Terzo Franceschetti, situato in un giardino del crocevia; due angioletti in gesso collocati sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Caselle, oltre a numerosi ritratti, bassorilievi e decorazioni eseguiti per privati cittadini nel cimitero locale. Nereo Costantini fu anche insigne medaglista. La sua produzione in questa particolare tecnica è quasi interamente dedicata alla storia della sua città di adozione. Nell’autunno del 1972 il Comune di Verona ha ospitato una sua mostra commemorativa presso il museo di Castelvecchio. Il suo paese natale invece, lo ha ricordato una ventina di anni fa dedicandogli una via del centro.
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Lo scultore Nereo Costantini, originario di Caselle di Nogara, morì il 5 agosto 1969 a Verona dove in via Cappello c’è la famosa opera