Sono stati ricordati il mese scorso, ad Arco, i 400 anni della Chiesa della Collegiata. A cui è stato dedicato anche un volume di storia, documenti e immagini a colori: “La fabbrica della Collegiata” firmato da Romano Turrini, Giancarla Tognoni e Tana Vaclavikova (per la parte ceca), edito da Il Sommolago e dal comune di Arco.
Il libro va a ritroso nel tempo fino agli albori di quella che ancora oggi viene ricordata come un’operazione ambiziosa, viste le dimensioni della chiesa in raffronto al centro storico che la circonda. Basta salire sull’olivaia, infatti, per ammirare dall’alto le sproporzioni fra la chiesa e gli altri edifici della città. Sarà dunque l’occasione per conoscere le difficoltà che dovettero affrontare gli arcensi per realizzare un’opera che all’epoca era sembrata a dir poco titanica.
La dimensione di questo monumento, che resta, dopo il castello, il più riconoscibile a chi giunge in città da fuori, colpì anche numerosi illustratori che raffigurarono Arco a partire dalla metà del XVII secolo. Ma nel libro “La fabbrica della Collegiata. Vicende e personaggi legati alla costruzione della Collegiata di Arco a 400 anni dalla posa della prima pietra (7 novembre 1613 – 7 novembre 2013)” si va anche alla scoperta di un personaggio storico fino ad ora rimasto nell’ombra, Giovanni Vincenzo d’Arco, uno dei conti d’Arco che a detta degli stessi autori potrebbe superare, in termini di importanza storica, persino il tanto decantato Nicolò d’Arco.