Un’importante operazione della Guardia di Finanza ha portato alla luce una rete di coltivazioni illegali nel territorio del Lago di Garda. Coinvolte tre aziende agricole formalmente dedite alla coltivazione della canapa sativa, ma che in realtà producevano sostanze stupefacenti.
L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Brescia in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, ha portato all’emissione di otto misure cautelari nei confronti dei responsabili delle attività illecite. Questi individui, tutti residenti nella provincia di Brescia, sono accusati di coltivazione, produzione e spaccio di droga.
Analisi delle Sostanze Sequestrate
Le investigazioni hanno rivelato che le aziende coinvolte erano dedite alla coltivazione “open air” di marijuana con alti valori di THC (delta-9-tetraidrocannabinolo), un principio attivo ad alto effetto psicotropo. Le analisi chimiche hanno confermato che la sostanza vegetale raccolta era destinata non solo al consumo diretto ma anche a ulteriori lavorazioni meccaniche e chimiche per estrarre oli ad alta concentrazione di THC, hashish e Bhutan Hash Oil (BHO).
Nuove Sostanze Stupefacenti Scoperte
Durante le indagini è stata sequestrata anche una nuova sostanza stupefacente denominata HHC (esahidrocannabinolo), caratterizzata da un elevato effetto psicotropo. Questa sostanza è stata successivamente inserita dal Ministero della Salute nelle tabelle delle sostanze vietate previste dal d.P.R. n. 309/1990.
Sequestri e Perquisizioni
In totale, l’operazione ha portato al sequestro di oltre 2,3 tonnellate di marijuana essiccata pronta per la lavorazione e la commercializzazione, insieme a 4 kg di hashish e 0,5 kg di HHC. Sono stati inoltre confiscati macchinari e strumenti utilizzati per la raffinazione delle droghe.
Le perquisizioni sono ancora in corso e vengono supportate dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata con l’uso avanzato della tecnologia moderna e l’impiego delle unità cinofile “cash dog” specializzate nella ricerca sia del denaro contante che degli stupefacenti.
Il provvedimento emesso si basa sugli elementi probatori finora raccolti dalle autorità investigative ed è soggetto a ulteriori sviluppi giudiziari.
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