La Provincia gioca l’ultima carta per il rilancio dell’aeroporto «D’Annunzio» di Montichiari. Sperando sia davvero quella vincente. Si tratta del piano strategico di rilancio: 4,8 milioni di euro in tre anni (1,6 milioni all’anno divisi equamente tra Broletto e Camera di Commercio) che serviranno ad attirare compagnie low cost e a far decollare lo scalo bresciano. Strettissimi i tempi d’azione. Liquidità pronta per fine giugno per far assicurare da settembre 5 voli giornalieri: tre nazionali (oltre a Roma un collegamento con Puglia e Sicilia) e almeno due a destinazione europea (uno verso l’Europa dell’Est e l’altro verso Francia o Spagna). L’annuncio è stato dato ieri mattina a palazzo Broletto da Vigilio Bettinsoli (consigliere d’amministrazione del D’Annunzio) nel corso dell’audizione della IIª commissione Bilancio, convocata dal suo presidente Aldo Rebecchi. E il vicepresindente della Provincia nonchè assessore al Bilancio Massimo Gelmini, conferma «che i soldi ci sono senz’altro. Non sono di certo un problema 800mila euro l’anno per un ente che ha 334 milioni di euro in bilancio». Ma la proposta di rilancio avanzata da Bettinsoli e Roberto Toffoli (consigliere d’amministrazione del Catullo di Verona) suscita molte perplessità, non solo nella minoranza, ma in seno alla stessa maggioranza. Gli annosi dubbi sono trasversali alle forze politiche e possono essere condensati in un pensiero comune: finchè la società Veronese detiene l’85% delle quote dell’aeroporto bresciano sarà difficile che possa decollare. Ma è arrivato l’ennesimo appello alle banche ed agli industriali bresciani a partecipare al rilancio dello scalo bresciano, strettamente collegato al sistema Brescia, impegnandosi per l’acquisto di ulteriori quote del D’Annunzio.IL PIANO. Visto il bilancio sconfortante del 2005 (per il D’Annuzio una perdita di 3,8 milioni di euro e passeggeri fermi a quota 116 mila) e l’attuale presenza di un solo volo giornaliero (il low cost Ryanair per Londra) «nell’ultimo consiglio di amministrazione tutti i soci bresciani hanno sollevato un profondo disagio – spiega Bettinsoli – e la necessità di rilanciare l’aeroporto. Lo possiamo fare solamente attirando a Montichiari delle nuove compagnie low cost, che vogliono essere pagate». Il piano strategico parla di 4,8 milioni di euro da versare per i primi tre anni: «dopodichè le stesse compagnie dovrebbero essere riuscire a garantire il servizio anche senza contributi». Ma il Catullo che farà per aiutare l’aeroporto bresciano? «Contiuerà a versare 800mila euro all’anno a Ryanair – aggiunge Toffoli – affinchè rimanga a Montichiari. Inoltre l’aeroporto veronese verserà a Brescia un milione di euro l’anno: la metà dei soldi risparmiati con l’accordo con Enav». Va da sè che andrà ripensato in modo efficace anche il traporto merci: «movimentiamo solamente 2mila tonnellate l’anno – chiude Toffoli -. Nel futuro dobbiamo lavorare sul trasporto del “prodotto fresco” ma per far questo dobbiamo potenziare anche le strutture logisctiche».I DUBBI. «Il piano di rilancio è accettabile solamente se arriva una nuova managerialità e se Brescia conterà di più nella società aeroportuale – tuona Tino Bino, leader dell’opposizione -. In caso contrario vendiamolo, visto che dopo tanti anni il D’Annunzio nè è sul mercato, nè soddisfa i bisogni della popolazione». Non è meno incisivo Gianpaolo Mantelli, capogruppo dell’Udc, che in merito al piano strategico di 4,8 milioni commenta: «prima vano vagliati i bisogni, poi si propone l’offerta. Noi stiamo facendo il contrario. E’ assurdo che la Provincia debba pagare il biglietto a chi va in vacanza in Sardegna o a Roma per lavoro». Dure critiche anche alla fragilità del «sistema Brescia», all’assenza di una figura istituzionale che coordini il rilancio economico, che passa dall’aeroporto, certo, «ma non si può parlare di aeroporto senza parlare della fiera, delle infrastrutture quali Tav, Brebemi, tangenziale lombardo-veneta. Gli stati generali purtroppo hanno fallito l’obbiettivo e la Provincia deve riflettere sul suo ruolo, magari pensare a dei propri stati generali. E guardare ad alleanze strategiche, alla Regione in primis. Se infatti la Catullo mettesse in vendita il 30% delle sue quote, chi le comprerebbe? Dove sono le banche e gli industriali bresciani? Sarebbero disposti ad investire nel rilancio dello scalo bresciano?».LE PROPOSTE. Bettinsoli, rispondendo ai dubbi del collega Mantelli, sostiene che «il colpo d’ala per la ripartenza dell’infrastruttura aeroportuale deve partire dalle istituzioni che gestiscono il territorio. Lo fanno quasi tutte le regioni, le province e i comuni d’Italia, a partire dalla Puglia (che versa 25 milioni di euro l’anno al suo sistema aeroportuale) fino ad arrivare al comune e Provincia di Brescia, con i 30 milioni versati al trasporto pubblico». Certo suona strano che le banche bresciane, che movimentano miliardi di euro l’anno, non investano un euro su Montichiari. «In futuro dovremmo chiedere incontri con i Bazoli, i Folonari, gli Azzi – chiude Bettinsoli – ma anche con il parlamentari bresciani».