venerdì, Novembre 8, 2024
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Domani approda in Consiglio provinciale la proposta di scorporo dal «Catullo». D’Annunzio: ai bresciani il 35% e il presidente

Aeroporto, ecco la società

L’aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari potrà continuare a volare alto. Tra pochi giorni volerà ancora più in alto. Ma, come succede agli aquiloni, il filo resterà saldamente in mano agli attuali conduttori, la Catullo Spa guidata da Ferdinando Sanson. Prima di tutto perchè la concessione dell’Enac (Ente navigazione dell’aviazione civile) è stata assegnata, per tre anni, all’aeroporto della società Catullo per gli scali di Verona e di Brescia. Domani il Consiglio provinciale dovrà comunque discutere la proposta di scorporo del ramo d’azienda del D’Annunzio dalla società del Catullo. Le linee guida di questa proposta sono già state approvate dal Consiglio di amministrazione della società veronese. Questa prevede una «condizione irrinunciabile» per la nascita della nuova società «Gabriele D’Annunzio Spa»: che la società Catullo Spa «mantenga sempre la maggioranza» del capitale, tale da constentirle di «essere sempre in grado di determinare le direttive di uno sviluppo coordinato e mai conflittuale o concorrenziale tra i due scali aeroportuali». In sostanza ai bresciani toccherà il 35% della nuova società ed il presidente, da scegliere tra i tre consiglieri (su nove) proposti da Broletto e Camera di commercio di Brescia. Per spiegare i vantaggi di questa operazione il presidente provinciale Alberto Cavalli è partito da Carlo Cattaneo. L’economista e patriota federalista lombardo nel 1836 scriveva sulla rivista «Il Politecnico» sui vantaggi che sarebbero derivati «alle città interposte» dalla costruzione della ferrovia Milano-Venezia. Con la strada ferrata, notava Cattaneo, lo sviluppo economico avrebbe favorito oltre che le due capitali anche «altri centri di produzione e consumo». Questa «città policentrica lombardo-veneta» secondo Cavalli si adatterebbe bene, nella fase attuale, a spiegare i vantaggi che derivano a Brescia dalla collaborazione con i partner veronesi. I motivi per cui i bresciani non possono tagliare il filo dell’aquilone e volare da soli sono evidenti. Prima di tutto i debiti. «Dal giugno 1999 e fino alla fine del 2001 – ricorda Cavalli – lo scalo di Montichiari, per gli oneri derivati dall’avvio, ha gravato sui bilanci del Catullo per 12.911.000,00 euro (25 miliardi di lire)». I conti sono stati fatti da una perizia di stima di un tecnico nominato dal tribunale. Secondo i calcoli l’attuale scalo di Montichiari avrebbe richiesto circa 40 miliardi di lire d’investimenti, con circa 6 miliardi di lire in strutture. Tuttavia, nonostante il costante aumento di passeggeri, che in questi due anni fanno dello scalo bresciano uno degli aeroporti con una crescita maggiore in termini di utenza (274.758 passeggeri lo scorso anno e » 66,7% sul 2000), il D’Annunzio, ricorda Cavalli, «sconterà fino al 2005 una perdita legata al suo avvio». Ma le prospettive per Brescia non sono nere. Le valutazioni degli addetti ai lavori anzi promuovono senza riserve lo scalo di Montichiari. «Le proiezioni di sviluppo – ricorda Cavalli – indicano un incremento del traffico generale di un 5% all’anno nel decennio 2002-2011, mentre lo sviluppo delle merci si potrebbe triplicare entro il 2017. Il settore delle merci e del turismo indicano lo scalo bresciano come uno dei siti lombardi più favoriti per accogliere un volume di traffico in forte crescita nell’area lombarda». Per valutare le condizioni dello scorporo del D’Annunzio, dopo il Consiglio provinciale di domani, sono previsti altri due passaggi importanti. Il 7 febbraio la valutazione della Camera di Commercio di Brescia, partner con la Provincia al 10% nella società Catullo Spa. Infine l’11 febbraio la discussione della proposta da parte dell’assemblea dei soci della Catullo Spa. Il presidente dell’Amministrazione provinciale valuta molto positivamente la proposta di scorporo. «La nuova società – sottolinea Cavalli – permetterà anche ad altri enti economici bresciani, ma anche a partner privati, di essere coinvolti direttamente nei progetti di sviluppo dello scalo bresciano». Secondo la proposta la nuova società avrà un organico iniziale di 41 addetti: 27 impiegati e 14 operai.

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