domenica, Dicembre 22, 2024
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Prima hanno lavorato per anni, dividendo il tempo libero tra ricerche, escursioni e collaborazioni con altri gruppi "collaudati". Poi hanno deciso di provare a "mettersi in proprio", per verificare se riescono a combinare qualcosa di positivo.

Ajal: promuove il Garda e la sua archeologia

Prima hanno lavorato per anni, dividendo il tempo libero tra ricerche, escursioni e collaborazioni con altri gruppi “collaudati”. Poi hanno deciso di provare a “mettersi in proprio”, per verificare se riescono a combinare qualcosa di positivo. Il programma lo si individua già dalla stessa lettura del nome dell’associazione che sta prendendo forma giuridica in questi giorni: “Ajàl”. E’ il nome delle antiche piazzole dove si produceva il carbone di legna in montagna.A seconda della provenienza dialettale e dell’influenza veneta, qualcuno le definisce anche ajàle o giàl. Ma la scelta del gruppo è caduta sul termine più classico. Gli obiettivi? “Condurre ricerche di carattere storico, etnografico, faunistico, botanico e più in generale culturale, sul territorio del Garda occidentale e in particolare a Gargnano e nei comuni confinanti”.La scelta geografica è stata determinata proprio dal nucleo che sta avviando l’esperienza di ricerca, formato principalmente da appassionati gargnanesi. ‘associazione culturale (la cui assemblea costitutiva è in programma tra qualche giorno, e nel cui futuro c’è l’iscrizione negli albi provinciali e regionali delle associazioni) sarà aperta a tutti, non avrà scopi di lucro e sarà pronta a “individuare e accertare la presenza, nell’area di ricerca, di elementi che rendano possibile la valorizzazione del territorio”. ,Un modo per passare dalle parole ai fatti, insomma, dopo che il territorio, le sue ricchezze naturali e le tradizioni stori-che sono stati a lungo vantati ma notevolmente trascurati. Ma chi potrà rivolgersi a questo sodalizio che è nuovo solo in apparenza? Chiunque voglia rivalutare le ampie aree altogardesane che offrono (e a volte nascondono) tesori sconosciuti, che si può contribuire a far riemergere. E proprio spiegando questo concetto affiorano gli interessi dei promotori dell’iniziativa, che lavorano già da anni in questa direziono, e che intendono offrire anche ad altri la stessa possibilità.In concreto, si tratterà di dare un po’ di organicità all’attività che molti, singolarmente, già svolgono per conto loro. Qualche esempio? Alcuni mèmbri della nuova associazione culturale erano presenti e hanno contribuito a recuperare i resti di un orso bruno nelle cavità del Monte Spino. Le ossa dell’orso andranno a integrare il nuovo museo in fase di realizzazione a Tignale, la cui operatività è coordinata dall’Azienda regionale delle foreste.Altri hanno collaborato col professor Giampietro Brogiolo in qualche ricerca sul Monte Castello di Gaino. Niente di professionale, solo opera di manovalanza, forse: ma è servita a recuperare laterizi e cocci con un’età che può essere collocata tra il 460 e il 520 dopo Cristo, al tempo della guerra tra Goti e Bizantini. Il recupero di questi reperti (consegnati a Brogiolo) ha contribuito a rafforzare le tesi che il docente universitario ha sostenuto in un convegno archeologico a Gardone.C’è di più. Sono state rintracciate selci di epoca preistorica (databili tra 7000 e 9000 anniia) nell’area tra Gargnano e Toscolano. Dato che si tratta di molti esemplari di forma e impiego diverso (punte, microselci, bulini, raschiatoi, lame con dimensioni tra i 3 millimetri e i 9 centi-metri), gli stessi potrebbero definire meglio la presenza umana in quel lontano periodo, immediatamente successivo alla formazione del lago di Garda dopo la glaciazione di Wùrm.Indubbiamente si tratta di ritrovamenti che necessitano di ulteriori analisi e riscontri, ma di fatto, l’Atlante archeologico della Lombardia non individua, finora, nell’area di ritrovamento delle selci di cui si parla alcun insediamento umano. Che invece potrebbe esserci stato.Un altro interessante settore, che ha già offerto numerosi ritrovamenti, è quello del recupero di fossili tra i 750 e i 900 metri di altezza. Si tratta di ammoniti e belemniti collocabili di circa 150 milioni di anni, del Domariano. I fossili sono stati sottoposti all’esame di esperti che hanno confermato le ipotesi.Tra i rinvenimenti curiosi, inoltre, c’è un piccolo blocco di ossidiana, il “vetro” vulcanico di colore verde scuro o nero e molto tagliente, tipico di zone molto distanti dal Garda e preziosissimo nell’antichità: come sia arrivato qui ancora non è dato sapere.Proprio questi compositi interessi hanno indotto il gruppo di appassionati a dare forma organica al loro lavoro, per studiare una collaborazione più articolata e evitare che le iniziative si trasformino nella ricerca dissennata di reperti. Infatti, oltre a mettere già ora il materiale ritrovato a disposizione degli esperti, il sogno del gruppo è che, un giorno, i reperti possano trovare una collocazione in una sala espositiva o in un museo; per tutti

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