Caprino o Sant’Anna d’Alfaedo? Un matrimonio di troppo rompe una ventennale tradizione. Sabato, in ritardo di una settimana, torneranno le spettacolari discese alla Madonna della Corona. «Pitosto de pèrdar ’na tradission, l’è mejo brusàr en paese», recita un vecchio adagio, ma quando c’è di mezzo un matrimonio che s’ha da fare, si rompe la tradizione senza bruciare il paese. Così deve aver pensato don Giuseppe Brunetto, dell’unità pastorale della Lessinia occidentale, quando una sua parrocchiana, Maria Chiara della numerosa stirpe dei Sensari di Ceredo (Sant’Anna d’Alfaedo) gli ha chiesto di celebrare il suo matrimonio proprio il secondo sabato del mese di novembre, tradizionalmente dedicato alle discese in corda doppia sul piazzale del Santuario della Madonna della Corona dalla sovrastante rupe da parte dei componenti del Gal (Gruppo Alti Lessini), gruppo di Fosse al quale si associano altri sodalizi Sabato mattina, dunque, pellegrini del tutto speciali, don Giuseppe compreso, non saliranno da Brentino Belluno in Valdadige percorrendo 1540 gradini, né scenderanno da Spiazzi, ma raggiungeranno con un volo di una sessantina di metri il piazzale del Santuario, con le corde ancorate nel punto dove, precedendoli di quasi 500 anni, altri ardimentosi si calarono per scoprire il senso di una misteriosa luce che proveniva dagli strapiombi rocciosi del Baldo orientale. Luce che poterono osservare gli abitanti di alcune contrade della Lessinia occidentale. Tradizione vuole che siano stati gli abitanti di Camparso e Lavarìn, località alle pendici del Corno d’Aquilio, a notare la luce provenire dalle rocce sotto Spiazzi e di aver udito nella notte angeliche melodie e viste luminarie che avrebbero accompagnato il trasporto della statua della Madonna sparita da Rodi durante l’assedio dei Turchi. Di questo straordinario trasporto, un autore ignoto ha lasciato un ricordo: una tela ad olio raffigurante la Vergine Addolorata che si può ammirare nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna d’Alfaedo. Sul cartiglio del dipinto, dono sembra degli abitanti di Camparso e Lavarìn, si legge: «Sparì da Rodi ’l venti qvatro givno del 1522 e vene ’n Baldo co le grazie ’n pugno». Gli speleologi del Gal, su suggerimento di don Giovanni Birtele, a partire dal 1985 quando era parroco a Fosse (fu il primo a celebrare la messa dopo aver raggiunto via corda il piazzale del Santuario, seguito da don Giovanni Gòttoli, allora parroco di Giare, e da qualche anno, da don Giuseppe Brunetto), decisero che l’anno sociale si doveva chiudere con un’uscita al di fuori dei soliti schemi. Quando gli uomini degli abissi avranno concluso le discese toccherà a don Brunetto (ma ci sarà sicuramente anche don Giovanni Birtele, parroco di Roverè) calarsi con le corde, il quale, raggiunto il piazzale del Santuario dirà messa.
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Discesa a corda doppia per la festa al santuario