Un allarme per la contraffazione del coregone ha sollevato preoccupazioni tra i pescatori e i ristoratori della riviera, dove si segnala la presenza di pesce spacciato come locale, ma proveniente da altri laghi o addirittura dalla Danimarca. La situazione è diventata critica dopo che il ministero della Transizione Ecologica ha imposto restrizioni ai ripopolamenti di questa specie ittica, originariamente immessa nel 1918. I pescatori chiedono a gran voce il ripristino dei ripopolamenti, mentre molti ristoranti hanno dovuto eliminare il coregone dai loro menù a causa della sua scarsità.
Le prime segnalazioni riguardanti anomalie risalgono a luglio, quando sono state notate vaschette di lavarello etichettate come "pescate in acque dolci – Italia Lago di Garda" vendute a prezzi competitivi. Questa situazione rappresenta una grave minaccia per un settore che conta circa 35 pescatori sulla sponda bresciana e circa sessanta su quella veronese. Mentre la fauna ittica del lago continua a diminuire, cresce il timore che attività illegali legate alla vendita di pesce non tracciabile possano aggravare ulteriormente la crisi ecologica e commerciale del territorio.
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