Il malcontento generalizzato sta assumendo la forma di una protesta sempre più organizzata e articolata. Parte da lontano la speranza di un tracciato meno invasivo dell’Alta capacità ferroviaria. Questo è emerso nella conferenza stampa organizzata ieri a Brescia dalla lista «Verdi ambientalisti bresciani». Se il Tar di Catania ha rinviato alla Corte costituzionale il “ponte sullo stretto”, altrettanto potrebbe fare il Tar del Lazio con l’Alta capacità. Il tribunale amministrativo è stato chiamato in causa dai Comuni veronesi del tratto Milano-Verona per il progetto della linea ferroviaria approvato dal Cipe. Da una parte il Cipe considera il progetto praticamente definitivo, anche se nella realtà delle cose si tratta di un progetto preliminare che dovrebbe accogliere le modifiche passate al vaglio dalle Amministrazioni comunali e filtrate da Province e Regioni. Di fatto, come già accaduto nel Bresciano, i Comuni hanno sollevato le osservazioni che sono state recepite da Provincia e Regione, ma sono state praticamente ignorate dal Cipe. Ad occuparsi del ricorso presentato dai Comuni veronesi è l’avvocato Rosa Maria Ghirardini, disponibile a fare da punto d’incontro tra l’esperienza veronese e quella bresciana, che si sta articolando in una protesta organizzata attraverso alcuni comitati e le Amministrazioni comunali stesse, una dozzina delle quali, dopo la conferenza stampa di ieri, sono decise a seguire la strada percorsa dai veronesi. Sulla questione è intervenuta anche la Coldiretti che, già nel corso della festa del Ringraziamento di Chiari sottolineò l’urgenza di interventi concreti sulle questioni Alta capacità e Brebemi: «Dobbiamo difendere gli interessi della categoria, oltre che a quelli territoriali e ambientali – spiega Gianfranco Zanetti -. Il nostro obiettivo è fare pressione perché la linea dell’Alta capacità affianchi i binari delle ferrovia già esistente. In caso contrario accuseremo danni irreparabili. Pensiamo solo alla zona del Lugana che perderebbe il 50% della superficie produttiva. Nella zona del Lugana, con il tracciato in rilievo, sono inoltre previsti cambi di binari, con un interessamento notevole dell’area coltivata. Abbiamo un accordo di massima con l’Ente vini e il Consorzio di tutela del Lugana Doc e ci batteremo per trovare una soluzione che sia compatibile con le coltivazioni, così come saremo attenti ad ogni danneggiamento della superficie coltivata in tutto il tratto della Milano-Venezia».
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I comuni veronesi ricorrono al Tar del Lazio, i bresciani potrebbero fare altrettanto: un coordinamento in vista. La Coldiretti denuncia: «Rischia il 50 per cento della superficie»