domenica, Dicembre 22, 2024
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I due primi cittadini diventano portavoce delle lamentele degli ormai esasperati residenti. I sindaci di Magasa e Valvestino: «Le colonie vanno abbattute»

Alto Garda, guerra ai cinghiali

Dopo che le lagnanze durano da tempo su tutto l’alto lago, questa volta i sindaci di Magasa e Valvestino alzano la voce. Le segnalazioni che continuano a ricevere in merito alle conseguenze del passaggio di cinghiali su prati, campi e orti sui territori dei loro comuni li ha portati a prendere in mano ancora una volta carta e penna. E, in questo caso, mettono da un lato la tradizionale riservatezza e parlano chiaro. Sono lì da vedere, interi e vasti prati ridotti a campi arati dai cinghiali che da qualche anno oramai stanno imperversando nella parte settentrionale del Garda. Le scelte non mancano e per osservare l’azione devastatrice di questi animali basta effettuare una scampagnata sul monte Denervo (tra Gargnano e Tignale), oppure dalle parti di Tombea ed in alta Valvestino: cioè il territorio dei due sindaci che si stanno lamentando a voce alta. Il primo cittadino di Magasa, Ermes Venturini, e quello di Valvestino, Angelo Andreoli, si sono rivolti alla Provincia, alla Comunità Montana ed al Comprensorio di Caccia C 8. Hanno inviato una segnalazione ufficiale, riferita ai danni, con una richiesta urgente di intervento di abbattimento. Nella loro lettera, i due sindaci fanno riferimento a precedenti comunicazioni, relative alle identiche problematiche, emerse in seguito a «numerose segnalazioni di cittadini ormai esasperati». Andreoli e Venturini vogliono evidenziare «ancora una volta il problema della presenza dei cinghiali nel nostro territorio, inserito nel Parco Alto Garda bresciano, che causano continui danneggiamenti alle proprietà private ed ai beni di proprietà degli enti pubblici territoriali». Poi i due primi cittadini insistono, sostenendo che «le popolazioni locali, giunte ormai al limite della sopportazione, non trovano i mezzi e gli strumenti necessari ad arginare il fenomeno che, tra l’altro, provoca la scomparsa di manti erbosi caratteristici dei nostri territori, uniche risorse naturali e privilegiate che possono consentire l’ulteriore sviluppo della nostra Valle, nonché la distruzione totale dei campi coltivati dai, purtroppo, esigui abitanti». Senza contare che «le segnalazioni di danno alla Provincia hanno portato a risarcimenti in alcuni casi fittizi (pochi euro) ma che comunque non risolvono il problema. Inoltre, al di là dell’aspetto economico, la situazione è arrivata ormai ad un punto di tale gravità oltre la quale non è possibile andare». Quindi la richiesta: «È necessario effettuare un intervento di abbattimento radicale di tutte le numerose colonie di cinghiali presenti sul territorio trattandosi, tra l’altro, di fauna non autoctona». Andreoli e Venturini «sparano» ancora qualche cartuccia: «I nostri territori sono inseriti nelle aree Sic (sito di interesse comunitario) per cui è inutile invocare protezioni delle aree per alcuni interventi necessari ed indispensabili e lasciare compromettere il caratteristico habitat da parte di specie animali inserite surrettiziamente», cioè in maniera illegittima ed abusiva. La lettera dei sindaci della Valvestino chiude con queste parole: «È necessario adottare idonee procedure per ripristinare le originarie condizioni dei luoghi, riservandosi in caso contrario di promuovere azioni di sensibilizzazione della difesa del territorio nelle sedi più opportune».

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