«Dalla polvere era nato e di polvere è tornato» recita una poesia di Gabriele D’Annunzio riferendosi al carnevale e anche per quello di Bagolino, come ogni anno, è valsa la stessa regola. Così come è sceso in piazza con prepotenza e con un vigore rinnovato rispetto all’anno scorso, ieri sera il carnevale bagosso, dopo l’ultimo ballo in piazza Marconi, poco per volta si è spento lasciando uno stanco svolazzare di coriandoli. I ballerini hanno fatto il loro dovere danzando davanti alle abitazioni di parenti, amici e fidanzate, per loro sono state aperte le «cucine». Questo vagabondare da una cucina all’altra assaggiando salumi, formaggi e squisiti piatti è un trattamento riservato ai ballerini e agli amici.E passando dalla cucina di Zaccaria e quella dei Dagani fra un bicchiere di vino e l’altro capita di sentire intonare vecchie canzoni, da voci che fanno tremare i vetri. Alle maschere e ai ballerini si mescolano i locali, magari senza maschera, ma con una tale e coinvolgente euforia da rendere divertente ogni battuta e accettabile lo scherzo del palpeggiamento.Anche il gruppo dei ballerini dei bambini ha ballato a lungo nei due giorni di festa, qui si comincia a vivere e respirare il fascino della tradizione sin da piccoli e quanto prima anche i bambini vengono muniti del tradizionale costume e degli «sgalber», le scarpe con le suole di legno e in qualche caso i chiodi.Non sono forse le calzature più adatte a muovere i primi passi, ma anche i piccoli si divertono un mondo a trascinarle sul selciato facendo un gran fracasso.Oggi è il giorno del riposo, qualche visitatore ancora si fa vedere in giro, magari per gustare il tradizionale piatto dell’aringa, poi da domani si torna alla normalità e alla faccende di tutti i giorni in attesa che l’anno prossimo il carnevale torni fuori dalla polvere.
!
Il più antico evento della provincia ha chiuso i battenti in alta Valsabbia e, come ogni anno, è stato un vortice di colori e di musica
Bagolino, l’ultimadanza dei balarì
Articoli Correlati