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Domenica mattina l’appuntamento chiave della rassegna estiva: da Villa Candelpergher a località Castelletti

Baldofestival chiude ballando

I sogni sono di tutti, accade di farli ovunque. Ma quello che Ferrara di Monte Baldo propone domenica è unico. È il cammino di un sogno, uno spettacolo di corpi in movimento, suoni, colori, oggetti-simbolo, vestiti regali, espressione di sé, poesia, danza, musica, riflessione. Spanderà energia lungo il «Sentiero dell’amore», che si si snoda dal centro alla contrada Castelletti. Ed è pure il titolo dell’evento finale di «Baldofestival 2008» , promosso dal Comune, curato dalla danzatrice e coreografa Martine Susana, che presenta «Ho fatto un sogno».La partenza è alle 10 da Villa Candelpergher per salire a contrada Castelletti tra il bosco. All’arrivo, verso le 12,30, pranzo (18 euro) tra gli interventi di poeti, musicanti, improvvisazioni artistiche sull’amore, appunto. Dopo il successo dell’anno scorso con «Performance per tempo sospeso», Susana ha coinvolto ora ben 24 persone, dagli 11 ai 50 anni che «daranno vita e desiderio di convivenza e partecipazione sotto il segno dell’amore», spiega. Per mesi hanno lavorato tra prove di sala a Verona e trasferte ai piedi del Baldo. Qui Martine ha condotto le sue ballerine, i personaggi e i recitanti, tra cui danzatrici e musicisti professionisti non solo veronesi, alcuni dell’associazione culturale «Il laboratorio del movimento».«Ho fatto un sogno», è uno spettacolo itinerante in quattro momenti «J’ai fait un reve», «Scrivo il tuo nome», «I sogni sono desideri», «Facciamoci un bel sogno». Si materializza su pendii, radure e boschi, luoghi scelti da questa donna per cui la danza è «gesti inauditi del corpo alla ricerca dell’essere». Ferrara avrà colori diversi, rivivrà rime e musiche, vedrà istallazioni strane armonizzarsi nella natura: «Sono gli sfondi autentici in cui la danza riecheggia le sue profonde radici ancorate nel sogno e nell’amore».Il filo conduttore s’ispira a «Sogno di una notte di mezza estate» di Shakespeare, a Luther King, ad «Alice nel paese delle meraviglie» di Carroll, ad illustrazioni di Peynet e alla pittura di Chagall. «Desidero trovare il respiro comune tra arte, espressione, persone e spazio, mettere in primo piano la necessità di essere in armonia con sé, la natura, la bellezza dei luoghi, senza dimenticare il sociale».Nello spettacolo artisti e pubblico si spostano, come in un affresco onirico dai piedi alati (ma per terra!), secondo i momenti di questo viaggio surreale dal centro a Castelletti. Nel primo, tra poesia, sax e percussioni, i protagonisti tentano di scacciare gli incubi e di appropriarsi dei sogni buoni per far crescere in ognuno la voglia di bellezza e condivisione. Il secondo momento, tra poesia suoni di flauto e chitarra, è sulla scalinata della chiesa, che simboleggia il concreto della terra e l’astratto dell’ari. Il terzo momento, tra poesia, percussioni, flauto, didgeridoo e ocarina, conduce nel cuore della vita onirica. L’ultimo, tra poesia, fisarmonica, percussioni e flauto, è nella radura finale: trionfo del sogno con folletti, innamorati e danzatrici, per dire quanta energia serva per realizzare «un desiderio che è sempre amore». (info: 333 5821964)

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