domenica, Dicembre 22, 2024
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Calano i fondi statali agli enti di gestione. In Lombardia non arriveranno 8 milioni di euro e già si ragiona sulle restrizioni. Tagli del 30 per cento. Navigarda: «Meno corse di linea e meno stagionali»

Battelli in secca: è la Finanziaria

Tempo di vacche magre per le casse delle società che si occupano della navigazione sui laghi, dopo che la Finanziaria ha fatto calare la scure sui contributi agli enti di «Gestione governativa». Un taglio deciso del 30%, che per le casse dell’ente lombardo che si occupa dei traghetti sul Garda, sul lago Maggiore e su quello di Como fanno 8 milioni di euro in meno. «Saremo costretti ad operare dei tagli già sull’orario invernale in vigore, quindi a partire dal prossimo mese di marzo». Fa due conti Marcello Coppola, direttore della Navigarda, un centinaio di di dipendenti, 23 tra aliscafi, catamarani, traghetti e motonavi, non usa mezzi termini per confermare lo stato di crisi in cui potrebbe venirsi a trovare l’intera navigazione pubblica su più grande lago italiano. Quel taglio da 8 milioni di euro decretato dalla recente Finanziaria che non può lasciare margini operativi o di rilancio. Anzi. «Questa riduzione di fondi – commenta Coppola – comporterà inevitabilmente dei tagli alle corse di linea ed all’assunzione di personale stagionale e questo già dal prossimo mese di marzo. Alcune linee quindi verranno soppresse». Lo scorso anno la Navigarda, che ha sede a Desenzano, ha trasportato oltre 2 milioni e 200 mila passeggeri, rappresentando un volano per l’intera industria turistica della riviera del Garda, come lo può essere la società Terme per Sirmione o un’acciaieria per un paese della Valgobbia. Senza dimenticare il servizio di traghetto tra Maderno e Torri del Benaco che funziona anche in inverno. Poi, dal prossimo 10 marzo, l’orario invernale subirà una intensificazione di corse nell’imminenza dell’orario estivo. Il servizio che la Navigarda eroga da sempre non è esclusivamente “turistico” (questo viene svolto con crociere, ecc.), ma di linea. Perché le località rivierasche dell’intero bacino gardesano sono collegate fra loro con un programma di orari e battelli che tiene conto di molte esigenze. Basti pensare al servizio sostitutivo attuato durante le frane che, a più riprese, hanno interrotto i collegamenti tra il medio lago e Limone e tra questo e l’alto Garda. Fu grazie ai battelli della Gestione Governativa che la cittadina non restò isolata per mesi. E ancora, sempre il servizio di navigazione negli ultimi anni viene visto come valida alternativa all’uso dell’auto. Sono sempre più numerosi infatti gli automobilisti che, arrivando a Desenzano o Sirmione, lasciano l’auto e salgono a bordo di una delle confortevoli motonavi dell’azienda pubblica per raggiungere comodamente un’altra località rivierasca. Si pensi ancora al servizio di collegamento con Gardaland, dove anni addietro è stato realizzato un moderno approdo per scoraggiare le migliaia di visitatori del parco giochi ad utilizzare la strada. Se il lago di Garda dovrà fare i conti con l’austerità, non ride il lago di Como, dove, a causa dei tagli in Finanziaria, dal 30 gennaio non c’è più alcun collegamento nel tratto lecchese. Da Colico a Como, poi, sono state soppresse altre due corse, mentre per la stagione estiva a rischio 50 assunzioni a termine. Trenta stagionali potrebbero non essere assunti anche sul Lago Maggiore dove la cadenza delle corse è passata da 20 minuti a mezz’ora, mentre ci sarà lo stop della linea Laveno – Baveno. Forse sarebbe stato più opportuno che la gestione governativa di navigazione passasse dallo Stato alle Regioni nel lontano 1997 quando una legge ne decretò il trasferimento, «a condizione che venisse attuato il suo risanamento», comunque entro il 2000. Ebbene a distanza di 9 anni, quel trasferimento non è stato mai attuato, si sono avuti decine di incontri ma senza risultato. Adesso si abbatte la scure del taglio della Finanziaria che potrà arrecare parecchi danni alla già balbettante stagione turistica del Garda. La classe politica è avvertita.

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