martedì, Febbraio 4, 2025
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La sirmionese Bianchi Porro morì nel 1964 a 27 anni in odore di santità, tu dichiarata venerabile sette anni fa e domenica sarà ricordata nella chiesa di S. Maria della Neve.

Benedetta Bianchi Porro, Beata

Il 23 gennaio 1964 a Sirmione chiudeva la sua esistenza terrena Benedetta Bianchi Porro. Domenica prossima nella Chiesa di Santa Maria della Neve, nel centro storico della cittadina, verrà officiata una solenne cerimonia con la presenza di padre Antonio Rosso dei frati Cappuccini, che a suo tempo venne incaricato dalla Curia di raccogliere le testimonianze su Benedetta nel processo di beatificazione.La giovane sirmionese, infatti, morta a soli 27 anni, è stata già proclamata venerabile il 23 dicembre 1993, riconoscendone così l’«eroicità delle virtù». Ed ora è in corso il processo di beatificazione a cui seguirà quello di canonizzazione.Domenica, dunque, Sirmione ricorderà con una messa officiata alle 11.30, la straordinaria esistenza della giovane Benedetta, la cui figura viene «studiata» ed additata ad esempio in molti corsi di studio in vari seminar! e soprattutto nella Diocesi veronese, nella cui giurisdizione ricade appunto Sirmione.Di lei hanno scritto decine di scrittori e filosofi, anche Rocco Buttiglione, in una puntata di «II rosso e il nero» condotta un paio d’anni fa da Michele Santoro, colse l’occasione per ricordare l’eroismo di questa fanciulla che, pur dilaniata e tormentata da indicibili sofferenze nel suo lettino della casa in via Grotte a Sirmione, trovava la forza di confortare gli altri ammalati o quanti avessero problemi famigliari.Insomma, Benedetta seppe vivere il dolore come mistero d’amore e fonte di grazia. A molti seppe inoltre donare la speranza. Ecco perché, sotto la grande spinta della signora Anna Cappelli dì Forlì, è stato avviato il processo di canonizzazione di Benedetta Bianchi Porro. Fra l’altro molte testimonianze fin qui raccolte, sulle quali ovviamente c’è un comprensibile riserbo, riferiscono di conversioni, di autentici «ripensamenti» alla fede, di un ritorno alla Chiesa: e non sarebbero pochi.Benedetta nacque a Dovadola, in provincia di Forlì, 1’8 agosto 1936. Nel ’51 si trasferì a Sirmione, perché suo padre, l’ingegnere Guido Bianchi Porro, era direttore alle Terme. Si manifestarono in questo periodo i primi sintomi (sordità e atrofia alle gambe) di un gravissimo morbo.Anni ed anni passati tra un letto e l’altro di vari ospedali, tra sofferenze immense, un autentico calvario in cui però Benedetta trovava sempre il momento di pensare agli altri con testimonianze che poi verranno raccolte amorevolmente dalla stessa madre, Elsa Giammarchi, che è tuttora vivente, e più tardi da Anna Cappelli.Gli unici suoi mezzi di comunicazione con il mondo erano un filo di voce e la sensibilità di una mano, attraverso la quale le venivano fatti percepire sul corpo e sul volto segni convenzionali.Poi il 23 gennaio di 36 anni fa Benedetta esalò l’ultimo respiro davanti a sua madre Elsa. Le sue spoglie vennero traslate più tardi al cimitero di Dovadola e, successivamente, nella locale abbazia. Qui sta sorgendo una grande casa di accoglienza: è previsto un investimento di oltre un miliardo e ottocento milioni di lire che dovranno essere raccolti con offerte e contributi.

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