Quasi 520 ettari di verde sono da oggi custoditi in cassaforte a Desenzano: non si potranno effettuare lavori di scavo ed edilizi, cambio di colture arboree, oppure installare parabole satellitari con colori diversi dall’abitazione, installare cartelloni e segnali, eseguire tagli e potature non autorizzati e, comunque, qualsiasi altro intervento che alteri l’aspetto esteriore delle case rurali e dei boschi. Si tratta del grande parco naturalistico protetto del «Corridoio morenico del basso Garda bresciano», definitivamente riconosciuto ed approvato dalla Provincia. L’area sottoposta a tutela comprende il monte Corno e il Belvedere, il Monte Croce a sud e via via fino a toccare altre zone di verde fino alla superstrada Desenzano-Castiglione. Vi esistono cospicue parti boschive, ma anche aree coltivate pianeggianti e sequenze di vegetazione e paesaggistiche che ne fanno una delle porzioni più significative della costa del basso Garda. Il parco riveste, inoltre, un importante significato geologico e morfologico essendo inserito nell’anfiteatro morenico meglio rappresentato e più esteso d’Italia, la cui tutela ricopre un chiaro significato scientifico oltre che ambientale. Chi aveva già messo gli occhi sopra quei 520 ettari per progettarci magari dei residence esclusivi o villaggi turistici seguendo le sorti delle vicine Padenghe o Soiano, dovrà mettersi il cuore in pace: «L’interesse per questo territorio – osserva l’assessore all’urbanistica Maurizio Tira – non è recente: l’ammirazione per questi luoghi è stata, ed è tuttora, fonte di ispirazioni per descrizioni e rappresentazioni suggestive, legata ad aspetti ancora riconoscibili nell’immagine di oggi». La zona del Monte Corno, negli anni Settanta fonte di polemiche tra ambientalisti e «palazzinari», è un sistema geologico di colline moreniche che si presenta come la più varia e ricca di vegetazione naturale, sia di àmbito lacustre (vegetazione di tipo mediterraneo), che di àmbito collinare (vegetazione mista e colture). «Il valore di questa porzione di territorio – riprende Tira – è forte non solo per la varietà naturale, ma anche per la posizione rispetto al lago e per la sua conformazione che consente un’ampia percezione del paesaggio. La stessa valenza percettiva si ritrova lungo le diverse linee geologiche che interessano la zona. Ci sono punti di riferimento rilevanti come i sistemi storico-architettonici dell’abbazia di Maguzzano, del castello di Padenghe e della Rocca di Manerba». Il piano sovraccomunale, più noto come «plis», può quindi diventare occasione di «crescita culturale della popolazione riguardo alle tematiche ambientali o di riappropriazione per quanto riguarda le generazioni più anziane». Si diceva delle prescrizioni che sono particolarmente severe, senza tante scappatoie. La Provincia le ha elencate: evitare la realizzazione di nuove opere in grado di compromettere le caratteristiche di naturalità e funzionalità; effettuare interventi di miglioramento ecologico dei boschi e conservare gli habitat legati ai canneti di sponda ed ai bassi fondali; attivare controlli e monitoraggi sulla qualità naturalistica e limitando i possibili impatti ambientali negativi associati a modalità errate di pressione turistica.
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La Provincia ha riconosciuto ufficialmente l’area naturalistica protetta del «corridoio morenico».
È vietata l’alterazione ambientale di un’ampio territorio che si stende su 520 ettari