È del Comitato per il Parco delle Colline moreniche del Garda la denuncia più allarmata nei confronti di quanto sta avvenendo sulle coste gardesane veronesi e bresciane in fatto di costruzione di porti. «Ne stanno sorgendo moltissimi», dice il presidente del Comitato Emilio Crosato, «e viste le progettazioni, nella sponda veronese mi riferisco in particolare al porto in località Pioppi a Peschiera e a quello di Ca’ Bosca di Lazise, mi domando cosa si intende fare del Lago di Garda. Trasformarlo veramente in una sorta di gigantesco idroscalo per imbarcazioni a motore che attraccheranno su gettate di cemento realizzate in mezzo all’acqua?». «Ritengo», prosegue l’ambientalista, «che si imponga una seria riflessione: una cosa è pensare a risistemare i porti esistenti, con miglioramenti anche rispetto al loro impatto ambientale, altro è che sorgano strutture così impattanti e per di più fatte da privati». «Ed è molto preoccupante», sottolinea Crosato, «che l’esistenza di un sito palafitticolo, come era a Ca’ Bosca, e l’identificazione di tutta l’area del basso lago come Sito di interesse comunitario (Sic) non siano bastati ad evitare che a Lazise si optasse per una soluzione progettuale come quella. Ma come: prima, per la presenza del sito, si amplia il progetto iniziale e poi, con il porto più grande, il sito viene bonificato perché il livello dell’acqua è troppo bassa?». Crosato, che è anche ispettore onorario per la Soprintendenza ai Beni architettonici e il paesaggio, insiste sulla «superficialità con cui è stato possibile, in così poco tempo, avere tutte le autorizzazioni per progetti che modificano così drasticamente il tessuto gardesano. Non dubito, infatti, che ogni cosa sia stata fatta secondo le norme; il grave è che non vi siano norme diverse, che tutelino meglio e in primis i valori storici e ambientali». Il presidente del Comitato per il Parco delle colline moreniche del Garda ribadisce la necessità di «regolamentare quanto prima la navigazione dell’intero bacino gardesano, che è un bacino chiuso, limitato per estensione e non è detto possa sopportare ogni sorta di intervento senza andare incontro a mutamenti profondi del suo ecosistema». «La provincia di Trento ha da anni operato una precisa scelta, limitando la navigazione nelle acque di sua competenza alle sole imbarcazioni a vela; si potrebbe pensare anche qui a limitare l’utenza a determinati natanti, come avviene ad esempio anche nella Laguna di Venezia». «E anche la realizzazione di porti dovrebbe seguire altre filosofie», continua Crosato, «come avviene in molti altri Paesi, ad esempio la Francia o la Nuova Zelanda, o come è stato fatto anche a Sirmione: per il nuovo porto non è stata modificata la linea di costa ma si è creato un porto artificiale all’interno con un imbocco per il passaggio delle barche». «Ma quanto è stato fatto, invece, mi porta tristemente a pensare che dopo le coste si stiano iniziando a lottizzare anche le acque e non sono così certo che questa scelta rappresenti la riposta più efficace alla crisi del turismo, che resta la maggiore risorsa economica di quest’area. Siamo sicuri che modificando così il territorio, la gente avrà ancora voglia di venirlo a vedere e conoscere?». Ben diversa la posizione di Cesare Casarola, la cui Società Nautica sta realizzando la struttura portuale di Ca’ Bosca. «Dopo ben 27 anni di attesa; a tanto tempo fa risale, infatti, la mia prima richiesta di fare il porto, quando il Comune ha deciso di farlo davvero in quell’area, io ero dell’idea di non fare più nulla». Nei suoi magazzini sono custoditi, per conto della Soprintendenza, i materiali prelevati dal sito palafitticolo, ma sulle polemiche sorte in merito preferisce non replicare, «perché è troppo grande l’amarezza che provo». «Ho sempre agito con grande serietà e, soprattutto, seguendo le norme e le leggi. E così è stato anche per Ca’ Bosca, nella quale è stato profuso un nostro grande impegno anche economico includendo, come è giusto, gli interventi voluti dalla Soprintendenza. Sono sicuro», conclude l’imprenditore, «che una volta finito il porto piacerà a tutti, perché io sono il primo a volere strutture belle anche dal punto di vista paesaggistico. E non va dimenticato che a fine convenzione l’opera, che ha bonificato un’area molto trascurata, tornerà nelle mani del Comune».
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Il presidente del comitato Parco Colline moreniche critico verso l’eccessiva cementificazione della costa. Crosato: «Deturpa». Casarola: «Sarà bello e tornerà al Comune»