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Dopo il terremoto del 24 novembre 2004 concluso il restauro di Sant’Antonio, costato 600mila euro. Nella parrocchiale rinforzata e abbellita si è ritornati a pregare

Campoverde, chiesa sicura

Il restauro della chiesa parrocchiale di Campoverde, frazione di Salò, che si è finalmente concluso, è costato seicentomila euro, per l’esattezza 599.600, sedicimila euro in meno del preventivato.La Regione Lombardia ha riconosciuto un contributo di 331 mila euro (il famoso 70 per cento, non calcolato però sull’intera cifra, ma solo sulle spese causate dal terremoto del 24 novembre 2004), da corrispondere in tre rate, due delle quali già erogate. Nei prossimi giorni arriverà da Milano l’ultima rata, di 99 mila euro.Il Comune di Salò ha concesso l’agibilità, il che ha consentito di effettuare l’inaugurazione il 17 gennaio scorso, il giorno del patrono (Sant’Antonio abate), riprendendo a celebrare le messe e svolgere le funzioni quotidiane nella parrocchiale di Campoverde.Un «rientro alla base» gradito da tutti i fedeli, dopo avere ottenuto ospitalità dalle suore del Monastero della Visitazione per circa due anni. Adesso occorre il definitivo collaudo da parte dei tecnici del Pirellone.L’intervento, progettato da Valeria Ghezzi e Franco Palmieri, è stato coordinato da un «global contractor», il Gida Group di Brescia, un soggetto plurispecialistico che pianifica e realizza le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché l’adeguamento legislativo. Gida Group ha già eseguito il restauro di un buon numero di chiese danneggiate dal sisma, tra cui S.Michele Arcangelo a Idro, S. Lorenzo a Vestone e dovrà completare anche quello di S.Maria Assunta a Muscoline.Le spese sostenute e le varie fasi dei lavori per quella di Campoverde, durati da maggio a dicembre, sono state illustrate alla popolazione in un incontro svoltosi all’oratorio.L’ingegnere Filippo Filippini ha spiegato le difficoltà emerse e le soluzioni adottate. La volta, gravemente lesionata, ha richiesto l’impegno maggiore dei restauratori, poiché dovevano essere scaricati i pesi impropri. Il timore che potesse crollare da un momento all’altro ha obbligato a sostenerla con le centine.Dopo avere innalzato la struttura di due centimetri al giorno (per un totale di 28-29 da un lato, di 15-18 dall’altro), ricorrendo a martinetti piatti, si sono usati materiali innovativi come le fibre di carbonio, che garantiscono plasticità, duttilità e resistenza.La copertura in legno è stata interamente ricostruita e le murature sono state riprese con elementi di pietra squadrata e calce idraulica.L’impresa edile ha cerchiato l’abside della parrocchiale e aggiunto nuove catene longitudinali a quelle già presenti. Rinforzato anche il campanile.Oltre al discorso strutturale, numerose anche le operazioni dal punto di vista estetico, come la tinteggiatura esterna a latte di calce e la reintegrazione degli intonaci, trattati con appositi prodotti che impediscono la formazione di muschi e licheni. Recuperati gli affreschi della volta, e stuccate le pareti interne.Qualcuno ha criticato il colore bianco della cuspide del campanile (rispetto al giallo dell’intero edificio), che «fa tanto Alto Adige». Altri hanno sostenuto il contrario («così è visibile da lontano»).«Col tempo e con la pioggia – ha osservato Filippini – si sporcherà e diventerà più scura».Un funzionario della Soprintendenza aveva addirittura proposto un bel rosso mattone, simile alla vinaccia: suggerimento stravagante e, per fortuna, rimasto inascoltato.La chiesa, sorta nel XV secolo, era stata ampliata e ricostruita dopo il terremoto del 30 ottobre 1901. Allora per riattivarla furono necessari cinque anni. Tra le opere più interessanti, il trittico sull’altare maggiore, dipinto a olio, racchiuso in una ricca ancòna dorata, e un S.Antonio del Romanino, da 280 x 215 centimetri.Ora a Campoverde, la cui parrocchia è autonoma da Salò, rimane da risolvere il nodo di S.Anna e S.Firmina, chiesette gravemente danneggiate dal terremoto. Per riparare la prima occorrebbero 75 mila euro. Per la seconda 140 mila + Iva. Proprio in questi giorni la Regione ha riconosciuto un contributo di 97 mila. Intanto il parroco, don Armando Caldana, pagati alla Gida 540 mila euro, deve reperire gli ultimi 59 mila. La curia diocesana ha dato un aiutino (7 mila euro). Lo staff finanziario del vescovo ha deciso di sostenere le comunità che si trovano in difficoltà nella restituzione delle rate dei mutui contratti con le banche.Foto:

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