martedì, Marzo 11, 2025
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La ricerca voluta dalla Soprintendenza interesserà anche i confini della base Nato

Celle dei frati e monete d’argento negli scavi di Monte San Michele

Si stanno rivelando sempre più consistenti e interessanti i rinvenimenti emersi da una serie di scavi archeologici e di saggi effettuati nell’area della Bastia, sul monte San Michele, dalla scorsa primavera ad oggi, promossi dal Comune in collaborazione con la Soprintendenza archeologica. Sono infatti venuti alla luce le basi delle due absidi irregolari ed il perimetro della chiesa medioevale di San Michele, con ben quattro livelli di pavimentazione, sono state trovate inoltre sei celle dei frati dell’antico convento ed un pozzo veneziano doppio al centro dell’insediamento. Sono state rinvenute anche numerose ossa, 42 monete d’argento dell’XI-XIII secolo, un vano di fusione della campana della chiesa ed alcuni grossi muri perimetrali della fortificazione altomedioevale della Bastia. «L’insediamento della Bastia è un interessante esempio di persistenza umana dalla preistoria al XVIII secolo sul colle di San Michele, in quanto oltre ai reperti medioevali sono venuti alla luce elementi archeologici romani, come una colonna tagliata, un sarcofago e resti di pavimentazione», spiega il segretario comunale Giovanni Tamà, appassionato di archeologia. «Il monte San Michele fu fortificato dai longobardi», prosegue, «ed in seguito divenne vera e propria fortezza, Bastia, con mura in pietra che circondavano il pianoro sommitale e ospitavano il nucleo più antico del paese di Cavaion, in parte ancora da indagare in quanto ricade all’interno della base Nato». Una prima chiesetta dedicata a San Michele sorgeva qui ancora nel IX secolo, poi ampliata nei secoli attorno al Mille. Nel XIII-XIV secolo, quando la chiesa aveva ormai perso importanza a scapito di quella di San Giovanni Battista, costruita più in basso, in fianco venne costruito un convento dei monaci olivetani. Tutte le strutture furono danneggiate dalle truppe di Jacopo dal Verme, che occuparono la Bastia nel 1399 fino alla loro sconfitta da parte dei veneziani. Durante il governo della Repubblica di Venezia il convento e la chiesa di San Michele furono restaurati, ma nel 1509 i confederati della Lega di Cambrai distrussero ogni fortificazione e rovinarono nuovamente la chiesa. Ristrutturata qualche anno dopo, nelle visite pastorali della prima metà del XVI secolo, risulta custodita da un eremita. In seguito, con l’abolizione degli eremi, la chiesa passò sotto la giurisdizione della parrocchia di Cavaion. Nel 1710 venne devastata dai soldati francesi; riaperta nuovamente al culto, nei primi decenni del XIX secolo, ormai abbandonata, venne demolita in gran parte e i suoi marmi furono utilizzati nella costruzione e nell’arredo della nuova chiesa parrocchiale. «Gli scavi archeologici continueranno sotto la direzione dell’archeologo Manicardi, grazie ad un finanziamento regionale», continua Tamà, «abbiamo intenzione di indagare un tratto dell’antico insediamento sulla sommità del colle, all’interno della base Nato, che ha autorizzato alcuni scavi e saggi in vicinanza della recinzione». Queste nuove scoperte della Bastia potranno essere visitabili in futuro, rappresentando un interessante parco archeologico sulla sommità del San Michele, completato dal vicino percorso della salute e da un’area attrezzata per pic-nic, già presenti nella pineta circostante.

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