Parte il conto alla rovescia per il nuovo centro oncologico di Raphael. Ieri mattina, nell’area che fu sede del seminario dei francescani a Rivoltella, è stata posata la prima pietra della nuova struttura, evento che segna l’inizio dei lavori di costruzione del «Laudato sì’», l’ospedale per i malati di tumore. Ci vorranno circa tre anni per ultimare l’opera, il cui costo si aggira intorno ai 30 milioni di euro, un grande investimento sostenuto senza il contributo di enti pubblici. Oltre alle «sentinelle» e ai simpatizzanti di Raphael, diversi esponenti del mondo politico hanno accolto la pietra, «scortata» nel suo viaggio da Calcinato da trenta motociclisti della Ducati di Brescia. Erano presenti il presidente della Provincia, Alberto Cavalli, il sindaco di Desenzano Fiorenzo Pienazza, l’assessore regionale Mario Scotti il direttore generale dell’Asl di Brescia Carmelo Scarcella, e l’assessore provinciale Mauro Parolini. «Si chiama “Laudato sì’” l’ospedale oncologico per la cui costruzione oggi posiamo la prima pietra – ha detto l’anima e il fondatore di Raphael don Pierino Ferrari, nel corso delle celebrazioni di ieri mattina – una pietra alla quale si legheranno, da un punto di vista affettivo ma anche effettivo, centomila pietre vive, vitali ed operose; tante persone che si impegneranno per “modellare” questo albergo, dove i malati di cancro riceveranno umana accoglienza, intelligente e qualificata cura, secondo i tempi stabiliti dai protocolli scientifici e dalla situazione clinica dei pazienti, e non dai criteri economici. Il “Laudato sì’” – ha aggiunto don Pierino – sarà un ospedale gestito senza scopo di lucro, una realtà visibile nella comunità ecclesiale con ampio spazio solidaristico grazie alla presenza delle sentinelle, che non sostituiranno l’intervento delle istituzioni, ma ne integreranno le deficienze». La struttura di ricovero e cura coprirà una superficie di 18mila metri quadrati e avrà 64 posti letto, di cui 10 per il day hospital, e più di 100 posti auto. La struttura sarà di sei piani: nel seminterrato ci saranno dei laboratori e due sale operatorie, al piano terra gli ambulatori, la palestra per la riabilitazione e la mensa, al piano rialzato una sala congressi, l’emeroteca, la sala di lettura, l’endoscopia e le camere per i day hospital; il secondo e terzo piano per le degenze, e i restanti per la cappella, gli uffici amministrativi e gli alloggi per le suore. «La peculiarità di questo ospedale che lo rende unico in Italia consiste nel fatto di essere pagato dalla gente – ha spiegato Roberto Marcelli, presidente dell’associazione di volontariato “Amici di Raphael” – si parla tanto di sussidiarietà che però viene solo predicata e mai applicata; bene, questo ospedale oncologico è la dimostrazione che sì può fare tanto grazie al contributo della comunità; è chiaro comunque che una volta aperta la struttura, sarà necessario l’accreditamento alla Asl». La risposta a questo è arrivata subito dal direttore Carmelo Scarcella: «Bisogna riconoscere che spesso il volontariato coglie prima delle istituzioni pubbliche i bisogni di una comunità – ha risposto il direttore dell’Asl di Brescia – se l’ottica è quello di un’integrazione alla sussidiarietà, credo che in futuro potrà nascere una collaborazione tra le due parti per aiutare i malati oncologici».