Chiuso da più di 30 anni e usato come magazzino per scartoffie o mobili, da mesi il teatro di Salò è oggetto di un parziale restauro. Si tratta di un adeguamento strutturale e conservativo. Vengono insomma consolidati i vari impalcati (progetto esecutivo di Valentino Volta, direttore dei lavori Luigi Ferrari) e, sopra il boccascena, collocata una trave reticolare in acciaio (progetto dell’ingegner Ezio Giuriani, direzione Antonio Girelli Zubani e Abramo Mensi). L’appalto è stato vinto dalla Ceic di Milano che, però, si è affidata alla Biemmedue di Avezzano. L’importo iniziale, 929.622 euro, è stato ridotto in sede d’asta, e alla fine le imprese hanno firmato un contratto di 657.966 euro. Finanziamento Frisl della Regione. Responsabile del procedimento l’architetto Anna Gatti e, a livello tecnico, la geometra Barbara Ghizzi. Questi primi due lotti di opere servono in pratica a tenere in piedi una struttura fatiscente. Ma la conclusione, inizialmente prevista per la fine di marzo, dovrebbe slittare. Bisognerà poi reperire altri quattrini per sistemare il foyer all’ingresso (lotto 3), il palcoscenico, gli arredi e l’impiantistica (lotto 4 e 5). La struttura interna (platea circolare, due ordini di palchi, loggia, loggione e camerini, per una superficie di mille metri quadri e una volumetria di 11 mila mc.), costruito da Achille Sfondrini, era tutta in legno. 500 i posti a sedere.
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Salò solo restauri conservativi: il futuro del teatro resta da scrivere
Chiuso da più di 30 anni e usato come magazzino
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