lunedì, Dicembre 23, 2024
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La Provincia e la Cdc hanno consegnato un documento al vicepresidente della società veronese Angeli: «In tempi di crisi i soci useranno il buonsenso». Scorporo della gestione,concessione e maggioranza. Niente aumento di capitale nella Catullo senza un "sì".

D’Annunzio, ultimatum da Brescia

 Il vicepresidente della Catullo Pierluigi Angeli parla di «disponibilità» da parte dei soci ad esaminare le istanze dei bresciani. Ma, nonostante le voci circolate negli ultimi giorni, l’accordo con Verona per la scissione del D’Annunzio ancora non c’è. Secondo i bene informati, ormai sarebbe a un passo e potrebbe arrivare nel giro di 2 settimane. Per ora, però, sul tavolo è stata messa solo una nuova proposta. Un documento-ultimatum che il numero uno del Broletto, Daniele Molgora, con il vice Giuseppe Romele e il presidente della Cdc Franco Bettoni hanno consegnato ieri nelle mani di Angeli. Gli altri finora interessati alla partita, Abem – la società bresciana che ha iniziato la guerra per la concessione – e la Loggia, entreranno in gioco in una fase successiva.IL CONTENUTO. L’iniziativa – ha spiegato il sottosegretario Molgora – tiene conto «delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato» (favorevoli ad Abem), della crisi economica e della volontà di fare del D’Annunzio un volano per lo sviluppo del territorio». Alla Catullo i soci bresciani chiedono il conferimento del ramo d’azienda della D’Annunzio e la maggioranza nella società. «Se sarà il 51 per cento o di più, è da stabilire», dice Molgora. Anche se i bene informati ritengono che Brescia – con la complicità dichiarata dei trentini e manifestata ieri da Angeli, che ne guida la compagine – punti a molto di più, forse all’80 per cento. In cambio, si offre la quota necessaria all’aumento di capitale nella Catullo – di cui Broletto e Cdc possiedono ciascuna il 5 per cento – e il ripianamento dei debiti nella D’Annunzio. Due nodi, questi ultimi, che impongono anche – incalza Molgora – di «stringere i tempi».Entro fine mese, è cosa nota, la società di gestione bresciana avrà esaurito il suo capitale sociale, e quella veronese non naviga in acque migliori: ha già richiesto ai soci risorse per 40 milioni di euro. «Dobbiamo capire se accettare l’aumento di capitale sociale e intervenire per la copertura dei debiti», minaccia Molgora. E se la proposta non incasserà un sì, pare di capire che da Brescia non arriveranno nemmeno i soldi. «Una volta raggiunto l’accordo, sarà mio compito come sottosegretario recarmi dal ministro Matteoli per sciogliere il nodo della concessione», assicura Molgora.In una fase successiva sarà costituita una holding Brescia – Verona. E non solo. Orio è sempre più vicino. «Si sono susseguiti incontri – precisa Bettoni – con istituzioni e associazioni di categoria dell’aeroporto di Bergamo. C’è la disponibilità ad aggregarsi, una volta che Brescia avrà avuto la sua identità». LE REAZIONI. Da Angeli arrivano rassicurazioni sul buon esito: «Di questa faccenda si è parlato al Cda del Catullo in alcune occasioni. Di fronte a bilanci non fiorenti e a un calo dei passeggeri, gli azionisti chiedono al consiglio di dare risposte. In cambio di un aumento di capitale e del ripianamento del deficit, credo prevarrà il buonsenso». Del resto, dice il presidente dell’aeroporto Vigilio Bettinsoli, Verona «capisce che senza uno sviluppo di Montichiari non può migliorare». E, incalza il consigliere bresciano e assessore Giorgio Bontempi, «quanto chiesto oggi è frutto di un lavoro nella Catullo». Le premesse, insomma, ci sono. Ma il presidente di Abem Franco Tamburini, all’estero, avvisa in teleconferenza: la battaglia finirà «solo nel momento in cui una procedura precisa stabilirà che la concessione del D’Annunzio è in mani bresciane».

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