Ostiglia senz’acqua potabile, la popolazione rifornita con autobottiDopo la grande piena, le feriteIl ministro Visco incontra i sindaci: i fondi arriveranno subitoALLE SPALLE LE ORE PIU’ DRAMMATICHEMANTOVA. Il grande fiume si ritira e lascia una scia di almeno 60 miliardi di danni. Si tratta di una prima stima: l’agricoltura golenale è in ginocchio, circa 300 abitazioni sono allagate, invasi dall’acqua oltre 300 ettari di terreno coltivati e oltre 400 persone sfollate. Ad Ostiglia l’acquedotto rimarrà chiuso per circa una settimana ed i residenti sono riforniti da autobotti messe a disposizione dalla protezione civile. A Carbonara, invece, c’è stato un allarme per un grosso fontanazzo: il sindaco ha accusato il coordinamento d’emergenza di essere intervenuti con forte ritardo. Intanto il ministro Visco, ieri a Mantova, ha confermato la possibilità di concedere contributi a chi vorrà lasciare le golene, mentre ha rassicurato sull’arrivo tempestivo di fondi. Per quanto riguarda gli sfollati della golena di Po morto di San Benedetto, molti attendono solo il ritiro dell’acqua per rientrare nelle abitazioni. Qualcuno però chiede soldi per potersi costruire una casa oltre l’argine maestro. Infine, sempre ieri, sono stati riaperti al traffico i due ponti di Casalmaggiore ed Ostiglia, mentre restano chiusi Borgoforte e San Benedetto. Chiusa anche la linea ferroviaria per Modena.——————————————————————————– SAN BENEDETTO (Portiolo). Lo guarda negli occhi con tenerezza, poi le lacrime sgorgano. «Come faccio? Lui non ha nessuno ed è malato. Mi hanno offerto un posto da parenti, ma ho rifiutato: è mio fratello e resterò con lui qui, assieme agli altri sfollati». Quella di Lea Monteleoni 74 anni, vedova e invalida di guerra, è una delle tante storie nate da questa piena del Po che stringono il cuore. Due anni più del fratello Remo, Lea ha perso in un solo giorno il frutto di una vita: la casa invasa dall’acqua limacciosa, i mobili, che da sola non è riuscita a portare ai piani alti. Tutto nel fango, salvo l’amore per il fratello, anche lui alluvionato, pensione di 720mila lire, malato e ormai senza un tetto dove ripararsi per tutto l’inverno.Sono le 13. Nell’ex teatro di Portiolo una quarantina di sfollati attende il pasto caldo fornito dal Comune. Sul posto, oltre agli operatori, c’è il vice sindaco Rebuzzi che lancia un invito alla massima collaborazione.Con 8 bimbi, dormendo in un garage. In due tavoli c’è la famiglia Tucci: i fratelli Gregorio, 28enne e Cosimo, 38 anni e la sorella Ida, 32enne che tre settimane fa era venuta a trovare i congiunti e si è ritrovata alluvionata con marito e 4 figli. «Lavoriamo alla cooperativa agricola di Portiolo» dice Gregorio «abitiamo in una casa in golena in affitto da 3 anni. Quando è arrivata la piena, abbiamo appena fatto in tempo a portare di sopra le cose più leggere, ma tutti i mobili e le masserizie sono rimaste sotto». I Tucci hanno in tutto 8 bimbi, il più grande ha 11 anni, la più piccola, Valentina, appena un anno e mezzo. «Come facevamo, con loro» continua Gregorio «a dormire in teatro? La prima notte l’abbiamo passata in macchina, ora, grazie alla disponibilità del nostro datore di lavoro, dormiamo in azienda. Ci ha dato un garage, con 12 brande, le coperte e il bagno, ma non so come potremo farcela quest’inverno con i bimbi. Abbiamo lavorato anche di notte per fare legna per le stufe, ma è rimasta là».In mobilità Belleli. Roberto Trentini ha 54 anni. E’ un operaio in mobilità della Belleli. Reddito? La moglie Alda Dalboni è casalinga, il figlio Luca è studente universitario. «Non mi chieda come faremo. Abbiamo portato di sopra la roba più leggera, ma chi ce la faceva a caricarsi sulle spalle una lavatrice o il frigo? Abbiamo lavorato due giorni, poi eravamo spossati. Nessuno però pensava che sarebbe successo davvero. Anche nel 94 ci avevano fatto evacuare, quella volta per niente. Ora sappiamo che dovremo stare 2 o 3 mesi via da casa, forse la cercheremo in affitto…».Sfollata a 80 anni. E la piena del 51? Erminia Manfredotti, 80 anni e la cognata Laura Martinelli, 72, c’erano. «Ma abitavamo a Portiolo paese» specificano. «Mica in golena. Adesso ce la stiamo cavando, dormiamo con gli altri sfollati, poi qui non si mangia male». Erminia, peraltro, lamenta che non si sia difesa la golena sino all’estremo. «Dovevano mettere i sacchi di sabbia, non lasciare che tracimasse. Io però, quando s’abbassa l’acqua, torno. Dormirò in soffitta, ma non lascio la mia casa vuota per dei mesi, con il pericolo che vengano i ladri».In campagna per scelta. Ruggero Marchi, ex insegnante di 57 anni, con la moglie Simona Veneri 40enne, 3 anni fa ha deciso di cambiare vita: via da Mantova per scelta in un ‘loghino’ in riva al Po. «Eravamo in vacanza in Calabria» spiega «quando ci hanno detto dell’alluvione. Siamo arrivati poche ore fa solo per constatare che è andato tutto sott’acqua, migliaia di libri, dischi, l’auto. Non abbiamo potuto portare via niente. Per adesso dormiamo in camper, poi vedremo».Licenziato a 59 anni. A Benito Benzi mancavano tre anni alla pensione, quando la ditta dove lavorava ha chiuso. «Un disoccupato di 60 anni chi vuole che lo assuma? Adesso non ho lavoro e neanche una casa. Ma mi rimboccherò le maniche, come ho sempre fatto».Sfollati in aiuto agli sfollati. Elisa Gioia, moglie di Benzi ha 55 anni. E’ sfollata, ma si affanna tra i piatti, così come accaduto nel 94. «Eravamo noi ad aiutare gli altri sfollati» confermano i figli Mirco, 26 anni e Luca, 30enne con la sua ragazza Natascia Cavalli, 23enne. «Noi in golena non ci vogliamo tornare. Se lo Stato ci aiuta costruiremo una casa fuori. Quando è venuta su l’acqua mi sono messo a piangere e non voglio che accada più. Certo mi chiedo come fa uno Stato che getta miliardi in strade mai finite a non riuscire a rialzare di un metro un argine e salvare dal disastro cento famiglie». Un groppo ferma la gola, non c’è spazio per nient’altro.
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Il ministro Visco incontra i sindaci: i fondi arriveranno subito
Dopo la grande piena, le ferite
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