martedì, Febbraio 4, 2025
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Da oggi sul mercato il primo prodotto della vendemmia 2003: netto il calo della produzione, dovuto anche alle condizioni meteo estreme, ma eccezionale la qualità. Brescia è in controtendenza, ma le aziende stanno investendo sui vigneti

Ecco il Novello: poco ma buono

Quantità sempre più ridimensionate, qualità in continuo aumento. E’ un profilo in controtendenza, quello del vino Novello bresciano: mentre a livello nazionale la produzione continua a crescere (più 5,7% la produzione di quest’anno, pari a un milione di bottiglie supplementari), sostenuta da un gradimento che non conosce cedimenti, nella nostra provincia si registra un ulteriore calo. Per contro, la sempre più severa attenzione al processo produttivo e la caratterizzazione di eccellenza di un’annata da grandi aspettative come il 2003 promette bottiglie che, secondo Claudio Franzoni, presidente della Provveditoria dei Novelli Bresciani, «non dimenticheremo tanto facilmente». Ieri, giornata ufficiale del «déblocage» del Novello italiano, Franzoni ha presentato ufficialmente nella cornice di palazzo Martinengo, a Brescia, il primo frutto dell’ultima vendemmia bresciana (con lui l’assessore provinciale all’Agricoltura Giampaolo Mantelli), fornendo i numeri della produzione provinciale confluita sotto il marchio di tutela della Provveditoria. Un organismo che associa diciannove aziende di tutte le aree Doc della provincia, delle quali però quest’anno solo dodici si presentano sul mercato, per una produzione che si ferma a 140 mila bottiglie contro le 150 mila del 2002, l’anno della dolorosa batosta ben simboleggiata dalla grandinata del 3 agosto. «Sono ancora i postumi dell’anno scorso, uniti alle condizioni di siccità estrema di quest’anno, ad aver indotto nei produttori un atteggiamento riflessivo», spiega Franzoni, lasciando tuttavia intendere che la scarsità di uva di quest’anno, ma anche la sua altissima qualità, ha imposto scelte drastiche a sostegno delle riserve e delle produzioni «rosse» di maggior struttura, che a Brescia guadagnano anno dopo anno profili qualitativi sempre più importanti. Detto questo, resta comunque il fatto che «il Novello è un biglietto da visita importante per dare indicazioni sulla qualità dell’annata, e noi della Provveditoria cerchiamo di farlo al meglio, imponendoci ad esempio un limite minimo del 60% di macerazione carbonica contro il 30% della normativa nazionale. La miglior risposta che possiamo dare a certi opinion leader, che ancora si ostinano a criticare il profilo qualitativo dei novelli italiani». Struttura, corpo e profumi (davvero invitanti) del Novello bresciano 2003 arrivano quindi puntuali a simboleggiare idealmente lo stato di grazia dell’intero comparto vitivinicolo bresciano, ormai interessato a un processo di costante evoluzione dei processi produttivi e della qualità, ma anche di crescita del vigneto (più di 500 ettari negli ultimi tre anni). Un comparto che sotto questo punto di vista è un autentico punto di riferimento sia a livello regionale che nazionale. «Il 60% delle nostre cantine stanno investendo in nuove strutture e ammodernamento delle attrezzature – ha detto Mantelli -. Quasi tutte invece stanno investendo nel vigneto, in operazioni di riconversione o reimpianto: un processo che, documentazione alla mano, sta mettendo in moto alcuni miliardi di euro a livello provinciale. E questo la dice lunga sulle prospettive che la vitivinicoltura, ma anche l’intero comparto agricolo di qualità, offrono a un’economia bresciana cui comincia a scarseggiare l’ossigeno della grande industria». Insomma, la crescita è in campo, la crisi altrove: non resta che brindare, ovviamente con un bicchiere di Novello targato Provveditoria.

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