Che la situazione economica in questo periodo non goda di ottima salute è cosa nota, analizzata ormai fino alla noia. Quello che sembra mancare invece sono le soluzioni, convincenti e magari sul lungo periodo.
Uno dei settori che ha risentito maggiormente di questa congiuntura è senza dubbio quello edile, direttamente e come riflesso sull’indotto.
Anche sul lago di Garda, per quanto sostenuto da dati confortanti sul turismo, l’edilizia ha avuto una contrazione significativa. Certo per alcuni si è costruito fin troppo negli ultimi trent’anni, ma non è quello che vorremmo analizzare in questo articolo.
Si parlava di soluzioni.
La capacità di adattarsi è una delle caratteristiche che distinguono l’uomo e soprattutto adesso è necessario recuperare tale abilità, forse poco allenata per chi arriva da un lungo periodo di crescita e certezze.
L’edilizia potrebbe trovare la sua rinascita cambiando pelle, passando dall’ossessiva ricerca di nuove aree da edificare alla conservazione e ristrutturazione dell’esistente.
Non è un’idea rivoluzionaria, tanto che a più riprese i vari governi che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni hanno scommesso proprio su questa soluzione proponendo significativi sgravi fiscali per chi vuole ristrutturare casa.
Per la maggior parte di questi interventi però è comunque necessario un progetto da presentare in comune per le ricevere le necessarie autorizzazioni. Prassi abbastanza comune è quella di rivolgersi ad un geometra per il progetto e per preparare la documentazione necessaria, piuttosto che a studi di architettura. L’idea è che un architetto di solito costa di più e il lavoro non è così complesso da richiederne uno.
Ma, come si diceva, le cose stanno cambiando e anche gli architetti si stanno attrezzando per far fronte alle nuove esigenze del mercato, per i giovani architetti addirittura questo è il primo mercato che incontreranno.
Per farci aiutare in questa analisi abbiamo sentito l’architetto Alice Guarisco dello studio Atelier14h di Brescia, una realtà giovane, ma allo stesso tempo consolidata che si inerisce in una struttura attiva da oltre trent’anni .
Stavamo appunto parlando del momento di crisi del settore dell’edilizia che ha coinvolto anche gli studi di architettura: è proprio così?
Si, è stato un effetto domino: la crisi economica ha colpito prima i clienti finali, poi i vari operatori immobiliari che hanno investito sempre meno proprio per le difficoltà nel vendere quanto era già stato costruito. Di conseguenze anche gli studi che si occupavano della progettazione hanno visto sensibilimente ridursi le richieste di lavoro da parte dei loro commitenti principali.
Stavamo analizzando l’evoluzione del settore e i possibili sviluppi, in particolare le ristrutturazioni, considerate meno interessanti fino a qualche tempo fa.
Quello che ha prodotto l’edilizia degli anni 60/70 adesso inizia ad avere 40/50anni di vita, sono edifici che necessitano di manutenzione, non solo a livello estetico, ma anche a livello impiantistico. Inoltre appartengono al periodo del boom edilizio, dove si costruivano metri cubi e non era importante come fossero sistemati gli spazi, bastava diversificare i tagli per andare a prendere un po’ tutte le fasce del mercato.
Lo spazio viene oggi vissuto in maniera differente al di là della semplice idea di “open space”. C’è proprio un modo diverso di vivere e di conseguenza un modo diverso di vivere la casa! Un modo che non appartiene a questi edifici, che però sono quelli più economicamente accessibili. La gente oggi è più informata, conosce, non si adatta più al prodotto preconfezionato, tutti cercano di raggiungere un modello, in tanti aspetti della vita, anche nell’abitare. Si acquista un immobile, un appartamento o uno spazio già in prospettiva di modificarlo, qui si inserisce il tema della ristrutturazione.
Arriviamo al nocciolo della questione. La ristrutturazione è vista ancora come un lavoro tutto sommato semplice molto spesso affidata al fai da te. Data la situazione socioeconomica si cerca di risparmiare dove possibile. L’idea di rivolgersi ad uno studio di architettura di solito è proprio l’ultima soluzione. Come state affrontando questa questione?
Abbiamo individuato tre fasi nello sviluppo e realizzazione di un progetto: la progettazione, la direzione lavori e l’individuazione dei complementi. Ci sono clienti che decidono di eseguire i lavori in prima persona, quindi hanno solamente bisogno di un progetto, di un’idea e di una serie di indicazioni tecniche che gli permettano di realizzare l’opera. Altri per questione di tempo magari progettano oggi, ma realizzeranno i lavori più avanti.
La prima fase, partendo dal rilievo, fornisce schede tecniche che fungono da guida al cliente, un’identificazione di tutti gli arredi e materiali (pavimenti, rivestimenti, pitturazioni etc) oltre che l’individuazione ed espletamento delle procedure autorizzative.
Il servizio relativo alla seconda fase consiste nella direzione lavori, nell’individuazione di fornitori capitolati e contratti, e nell’operatività ai fini fiscali.
La terza fase individua gli elementi di complemento all’arredo quali tendaggi, quadri e tappeti.
Ognuna di queste fasi ha una quantificazione economica forfettaria che consente al cliente di avere pieno controllo sul budget.
Un modo quindi per lasciare al cliente la possibilità di gestire il progetto in base all’entità dei lavori e a tempo e budget a disposizione
Esatto, soprattutto chi è in grado di gestire un minimo le maestranze è in grado di realizzare un prodotto professionale, completo, omogeneo e coerente che arriva da uno studio di architettura e non self made.
Cambia completamente quindi la tipologia di lavoro: da pochi grossi progetti a tanti più piccoli, dall’impresario edile al privato e di conseguenza cambia anche il modo di cercare clienti, voi come vi state muovendo in questo senso?
Sono cambiati i canali, i nostri clienti sono principalmente i privati adesso, che possono arrivare direttamente, tramite le agenzie o le imprese edili che offrono un prodotto chiavi in mano. Questi sono i canali tradizionali, ma non possiamo prescindere dai nuovi strumenti di comunicazione, soprattutto essendo una realtà giovane. Abbiamo deciso quindi di puntare sui social network (Facebook, Google+ e Linkedin in particolare) sia come strumento complementare per le indagini di mercato sia per raccontare il nostro lavoro day by day e confrontarci con i nostri interlocutori. Le pagine istituzionali dello studio sono chiaramente gestite dal nostro staff, l’idea è proprio quella di creare degli spunti di discussione sui quali confrontarci illustrando allo stesso tempo quello che facciamo, sia come metodo progettuale che come realizzazioni. Un aspetto importante su cui stiamo lavorando, ma che continueremo ad ampliare significativamente in futuro.
Per i giovani architetti dunque il cambio di approccio alla professione non è solo una scelta, ma una necessità per andare incontro alla nuove esigenze del mercato offrendo ai clienti soluzioni su misura con formule originali e, in alcuni casi, indebite.