martedì, Dicembre 24, 2024
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Domani nella chiesa di Santo Stefano iniziano le celebrazioni a suffragio di tutti i defunti. L’imponente apparato scenico, alto venti metri, ha però bisogno di un restauro

Esposta la «macchina» del Triduo

Fedeli chiamati a raccolta, a partire da domani, per il triduo in suffragio dei defunti. Le celebrazioni nella parrocchiale di Santo Stefano rappresentano uno dei momenti di maggiore spiritualità collettiva per il piccolo centro dell’alto lago. Il triduo, come da tradizione celebrato nella penultima domenica prima delle Ceneri, rappresenta anche l’occasione per ammirare lo spettacolare apparato scenico installato sull’altare. Si tratta di un’imponente struttura in legno, alta circa venti metri, in stile neoclassico-barocco, decorata con pitture ad arabeschi che serve a supporto di ben 627 candele e al grande raggio, illuminato da 212 lampade, all’interno del quale viene esposto il Santissimo Sacramento dentro il settecentesco ostensorio. In alto, sopra il raggio, la scritta Miserere mei Deus (abbi pietà di me Signore). Ad accedere, una a una, le candele una ventina di persone che, nascoste alla vista dei fedeli, una volta terminato il lavoro e all’ultima nota del Miserere aprono il sipario illuminando l’interno della parrocchiale «Nelle tre sere del Triduo (domenica alle 18, lunedì e martedì alle 19.30) il canto del Miserere sarà eseguito dal coro le «Voci di Malcesine», afferma don Giuseppe Suman parroco del paese, compito che condivide con don Luigi Sartori. «Da alcuni anni, nella seconda sera del Triduo, invitiamo alle celebrazioni liturgiche tutte le associazioni e i gruppi che operano nel nostro Comune creando cosi un’occasione d’aggregazione e conoscenza reciproca», continua il sacerdote. Fede popolare che ha radici lontane. La prima testimonianza sicura, secondo quanto trovato nell’archivio parrocchiale, risale al 29 ottobre 1750: non è noto però quale sia stata l’origine di questo tipo di manifestazione nata come suffragio dei defunti e di devozione al Santissimo Sacramento. La struttura in legno è invece opera di artigiani locali ed è stata ricostruita nel 1929 dopo che la precedente andò distrutta in seguito a un incendio. Successe nell’agosto del 1928. «All’epoca un ragazzino, che poi diventò sacerdote, andava a pregare davanti a una Madonnina situata nel deposito dove erano riposti i singoli pezzi della struttura lignea dell’apparato scenico», racconta don Suman. «Il bambino accendeva sempre una candela, ma quel giorno la dimenticò accesa e il fuoco distrusse la struttura». Solo qualche parte dell’antica opera venne salvata dal rogo e incastonata in quella nuova, inaugurata il 13 febbraio del 1930. «L’apparato del triduo, a causa dei continui montaggi e smontaggi e della vetustà ha bisogno di un accurato restauro», conclude don Giuseppe, chÈe confida nella Provvidenza, ma soprattutto nella generosità dei parrocchiani.

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