Il sito archeologico del Lavagnone è tornato recentemente alla ribalta con la richiesta del consigliere comunale Rino Polloni, di Desenzano del Garda, di portare all’EXPO 2015 una copia dell’antico aratro ritrovato proprio in tale zona nel 1978 da Roberto Perini durante una delle numerose campagne di scavo condotte per la Soprintendenza Archeologica e attualmente esposto presso il Museo Rambotti di Desenzano.
Questo sito è stato inserito nella Lista del patrimonio Mondiale UNESCO durante la 35a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale tenutosi a Parigi nel giugno 2011.
Il Lavagnone è un bacino e un tempo era un antico lago che occupava parte della conca e che progressivamente si è ritirato ed è stato utilizzato per scopi agricoli dopo un’operazione di bonifica attuata mediante lavori di prosciugamento terminati nel 1911.
Tale opera ha richiesto la realizzazione di un manufatto interrato, ancora esistente, che collega il bacino al Rio Venga in località Bornade di Sopra, oltre l’autostrada A4.
Spesso però, non essendo ricordato a sufficienza, ci si dimentica che il Lavagnone si estende per la maggior parte sul territorio di Lonato del Garda, come ben visibile nell’allegato estratto cartografico, ed è per questo che ho deciso di rispolverare le ricerche eseguite e di fare il possibile per riportare alla nostra cittadinanza il diritto di essere quanto meno menzionata quando si parla del Lavagnone.
Dopo le opportune informazioni, saputo che la Soprintendenza di Trento possedeva una copia dell’aratro ritrovato durante gli scavi, mi sono recato a Trento per visionare tale copia e quindi al ritorno ho proposto al Sindaco Mario Bocchio di chiederla in prestito per poterla esporre durante il mese di gennaio 2015 in occasione della Fiera annuale di S. Antonio Abate.
La Soprintendenza di Trento ci ha gentilmente accordato il permesso e quindi, incrociando le dita, seppur per un breve periodo la copia dell’aratro più antico del mondo sarà visibile in Municipio e durante la Fiera presso le Scuole Medie. Nel frattempo, è stata inoltrata alla Soprintendenza Archeologica di Milano la richiesta di poter eseguire una seconda copia dell’originale aratro, con metodologia moderna, assolutamente non invasiva, per poter averne per sempre una nostra presso il Comune, penso che ne abbiamo pieno diritto.