venerdì, Gennaio 24, 2025
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Alla proposta di delibera ha contribuito anche l'architetto Fabio Odorizzi con una rinfrescata alla storia del lungolago

Fabio Odorizzi ricorda Lungolago: attesa lunga dieci lustri

Alla proposta di delibera ha contribuito anche l’architetto Fabio Odorizzi con una rinfrescata alla storia del lungolago. Premesso che «l’usufruibilità è garantita dal possesso», Odorizzi ricorda come «negli anni del dopoguerra la sponda del lago di proprietà pubblica, utilizzabile dai cittadini, era costituita dal centro storico, dalla colonia Sabbioni, dal porto San Nicolò e, nelle adiacenze del centro storico, dalla sponda ovest di uno squallore estremo. Non tutti nel dopo guerra si rendevano conto che il futuro turistico della città sarebbe stato verso oriente. Qualcuno allora, ne era certo e si comportò di conseguenza. La nostra fortuna la dobbiamo al sindaco Zeni e alla sua giunta, i quali con grande lungimiranza e coraggio (e capacità di fare i conti) acquistarono l’hotel Lido e il suo parco con un impegno di spesa di poco più di 40 milioni di lire. Per quei tempi una grande somma. Erano tempi in cui l’unica ricchezza era la speranza. Dopo il Lido il problema era arrivare fino al porto San Nicolò con un lungo lago che collegasse le proprietà pubbliche, attraversando le proprietà private prospicienti il lago stesso. L’esproprio di tali proprietà non era iniziativa attuabile nemmeno nel caso di uso pubblico di importanza vitale per la città. Finchè i tecnici del Genio Civile di Trento non pensarono di interrare una fascia di lago davanti alle proprietà private: così è nato il lungo lago che tutti conosciamo. La colonia Miralago, albergo-casa di cura nato al tempo degli Asburgo, nel dopoguerra era di proprietà pubblica: delle province di Trento e Bolzano. Anche il riscatto per la piena proprietà da parte di Trento è stato lungo e tortuoso. Oggi la stessa Provincia se ne vuole liberare vendendo l’intero compendio a privati. Un intento che se attuato impoverirebbe la città, il comprensorio che nella Miralago potrebbe trovare finalmente quella valvola di sfogo, quel “bene necessario” per tutto ciò che apparentemente non dà reddito, ma che di fatto sfama la gente sempre più alla ricerca di spazi liberi, di luoghi dove trovarsi, di strutture capaci di venire incontro ai bisogni di una società che non è fatta solo da imprenditori».

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