Non affossate il S.Corona! La gente di Fasano, frazione a metà strada tra Gardone e Maderno, è sul piede di guerra. L’Asl intende chiudere l’ospedale, accorpandolo nel nosocomio di Roè Volciano, disegnato, al momento, solo nel Piano triennale approvato in Regione. L’associazione La Rata» (dal nome della salitella in mezzo al paese), che organizza le manifestazioni nel corso dell’anno, e si cura di dare voce ai mugugni dei cittadini, ha preso posizione sulla vicenda. «Vogliamo ricordare quanto sia importante e vitale che il S.Corona continui a operare nel campo della riabilitazione cardiologica – dicono il presidente Domenicangelo Freri, Rita Arrighi, Mario Erculiani, Cortesi, la Maffei e i componenti del direttivo -. La situazione creatasi negli ultimi mesi, la riorganizzazione dei ricoveri, la mancanza di un progetto di riqualificazione e i programmi gettano pesanti ombre sul futuro. Non si tratta, quindi, di un fenomeno stagionale o transitorio, ma di una strategia che favorisce le strutture private convenzionate, sorte un po’ ovunque, a scapito dell’ospedale di Fasano, oggetto da sempre di pressioni speculative, per portarlo prima alla chiusura, poi al cambio di destinazione d’uso». «Le presenze medie dei ricoverati – proseguono Erculiani e c. – sono scese da 90-95 a 30-35. Non bastasse, si è istituito un servizio di ristorazione interno per i parenti dei degenti. A questo punto chiediamo al sindaco di Gardone a cosa serve che i ristoranti e gli esercizi pubblici compiano uno sforzo per mantenere i propri locali aperti anche in bassa stagione, quando devono subire la concorrenza sleale di una struttura ospedaliera che dovrebbe occuparsi di tutt’altro. «Se non interverranno cambi di indirizzo gestionale, con un radicale intervento di adeguamento del S.Corona, la situazione sarà destinata a peggiorare ulteriormente, con pesanti riflessi sulle attività economiche. Tutto ciò premesso, abbiamo invitato il sindaco e le forze politiche ad assumere una iniziativa vigorosa in tutte le sedi opportune, al fine di rilanciare un servizio che appartiene all’intera comunità. Non accettiamo un piano sanitario che porterà alla chiusura, e metteremo in cantiere tutte le azioni necessarie per ostacolare un progetto scellerato, che nasconde solo propositi altamente speculativi». In passato la villa patrizia, con splendido giardino a lago, era adibita a colonia estiva: un centro di prevenzione pediatrico per malattie reumatiche. E’ diventata ospedale nel ’65, aggregato al Civile di Brescia nel ’78. L’ultima ristrutturazione: nel ’96, con la creazione di una piccola ala, di un parcheggio da 25 auto sulla piastra soprastante e il miglioramento dei servizi igienici. Un centinaio i posti letto (due sezioni maschili, una femminile e alcune camere singole a differenziazione alberghiera), altrettanti i dipendenti (dieci i medici, con Brunello Cerri primario, e 35 gli infermieri professionali); 2500-2600 i ricoverati nell’arco di un anno, di cui un migliaio post infartuati, altrettanti operati di by pass e circa 500 sostituzioni valvolari. La gran parte arriva dalla Lombardia, ma non mancano liguri e veneti. Come già riferito, proprio nel corso dell’ultimo Consiglio comunale il sindaco Alessandro Bazzani aveva espresso le sue preoccupazioni. «Abbiamo appreso dai giornali locali che il S.Corona andrebbe a Roè Volciano – le parole di Bazzani -. Non possiamo assolutamente accettare il trasferimento. Ritengo quindi indifferibile incontrare il dottor Lucio Mastromatteo, direttore del Civile di Brescia, da cui la struttura dipende». Nel ’99, interpellato sul rischio di una chiusura di Fasano, Mastromatteo rispose: «Le preoccupazioni sono infondate. Noi intendiamo adeguare l’offerta delle prestazioni ai bisogni dei cittadini. In questa ottica, il S.Corona è destinato a integrarsi nel dipartimento cardio-toracico, in virtù della specializzazione da sempre posseduta nella riabilitazione di infartuati e ammalati di cuore. A tale scopo è prevista la riconversione di 15 posti letto, oggi mediamente non utilizzati, in riabilitazione respiratoria per pazienti che provengono da chirurgia». Ma, dopo l’approvazione del nuovo piano ospedaliero, i timori di Bazzani sono aumentati.
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