Interessante e stimolante dibattito quello organizzato dal Rotary Club di Riva del Garda all’hotel Du Lac et Du Parc di Riva del Garda alla presenza di un nutrito parterre di relatori e degli assessori regionali al turismo di Trentino (Michele Dallapiccola), Veneto (Federico Caner) e Lombardia (Mauro Parolini), oltre che di numerosi sindaci ed amministratori locali.
I lavori sono stati aperti dal presidente del locale Rotary Club, Germano Berteotti, cui è seguito il saluto del sindaco rivano Adalberto Mosaner .
Più politici gli interventi dei tre assessori regionali al turismo. Secondo Michele Dallapiccola (Trentino) «noto con soddisfazione che il Garda ha mostrato la capacità di unire paesaggio, turismo e agricoltura di qualità e sempre più dovremo andare in questa direzione». Per Federico Caner (Veneto) «il tema dell’agricoltura è fondamentale perché dobbiamo capire che esiste un retroterra fondamentale per i nostri prodotti enogastronomici. Per il Veneto, il Garda rappresenta il 20% delle presenze turistiche totali della regione e dobbiamo puntare a qualificare ulteriormente questa risorsa, ad iniziare dal “turismo slow””. Per Mauro Parolini (Lombardia), «la nostra priorità è la viabilità. Le gallerie di Gargnano rappresentano un problema fondamentale per la viabilità sul lago. C’è l’impegno del ministro a realizzare i lavori di costruzione delle nuove gallerie entro tre anni, obiettivo difficile ma raggiungibile”.
Il Forum è poi entrato nel vivo delle relazioni dei protagonisti della tavola rotonda. Dell’identità gardesana ha parlato Maurizio Rossini, amministratore unico di Trentino Marketing: «il Garda ci colpisce per le sue caratteristiche e fin da piccoli impariamo a riconoscere il lago per la sua forma curiosa, e così avviene in tutta Europa. Il Garda è un luogo che incuriosisce e si decide di visitarlo a prescindere dalla località di destinazione. Bisogna rafforzare l’immagine del lago come “marca territoriale”.
A Franco Todesco, già presidente della Comunità del Garda, tocca fare il punto sulle infrastrutture: «sul Garda abbiamo 22 milioni di presenze e i collegamenti servono, ma alcune infrastrutture possono essere degenerative del sistema. Si pensi alla Tav tra i vigneti del Lugana.
Francesca Subrizi e Franco Ottonelli, rispettivamente preside e docente dell’istituto turistico “Bazoli Polo” di Desenzano, hanno fatto il punto sulla formazione professionale del settore turistico: «l’alternanza scuola-lavoro non è più un’opzione – ha sottolineato Subrizi – ormai avviene per un minimo di 400 ore, grazie agli imprenditori più illuminati del territorio». Per Ottonelli «il fattore umano è prioritario in un’attività come quella legata all’accoglienza che, se trascurata, diventa punto di debolezza. Una volta gli operatori consideravano un fastidio la formazione in azienda. Adesso non è più così e la formazione interessa anche gli stessi titolari per mantenersi aggiornati e al passo con le esigenza della clientela che mutano di anno in anno».
«Per arrivare all’Unesco serve un interesse vero della gente – dice Marco Benedetti, presidente di InGarda Spa – dovremmo iniziare a convincere anche i bambini. Nelle Dolomiti non vedo grande partecipazione per il riconoscimento ottenuto. Le code? Nessun turista se ne lamenta, sono molto più attenti a quello che ricevono, e il passaparola costituisce ancora il 50% delle presenze, a testimonianza di quanto conti l’esperienza personale».
«Se chiediamo ad un turista in vacanza sul lago in quale regione si trova ci risponderà “nel Garda” – afferma Paolo Artelio, presidente uscente di Garda Unico e presidente del Consorzio Garda Veneto – da un’altra ricerca emerge che ci sono 20 milioni di tedeschi che ancora non ci conoscono e sono abbastanza vicini. Possiamo andare a “prenderli”, se siamo uniti».
Franco Cerini, presidente del Consorzio Lago di Garda Lombardia e presidente entrante di Garda Unico, «è necessario puntare con decisione sulle politiche di marketing comune e coinvolgere di più gli operatori del settore, perché un conto è fare delle promesse, delineare dei sogni, e altro è mantenerle. L’ospite è sempre più esigente e se non trova quanto gli è stato promesso ne ricava una delusione che si traduce nell’abbandono della località. Accoglienza che deve riguardare anche il turista disabile, perché ciò oltre ad essere un aspetto dovuto a tutti i cittadini, costituisce un bacino potenziale molto rilevante».
La “gardesanità” trova la sua massima espressione nell’appello accorato di Pierlucio Ceresa, Segretario Generale della Comunità del Garda: «è necessario incentivare la mobilità su acqua, mediante un servizio di navigazione pubblica che coinvolga non solo i turisti, ma anche e soprattutto i residenti. Serve un cambio di visione sia nella gestione che nella fruizione del servizio, facendo della navigazione la metropolitana del Garda. Servono infrastrutture, come i parcheggi a ridosso degli ormeggi, ma soprattutto dobbiamo investire in sensibilità».
A portare la voce dell’aeroporto «Catullo», una delle “porte” di accesso al Garda, Enio Meneghelli, a lungo presidente dell’Apt altogardesana e attualmente responsabile marketing dell’aeroporto scaligero: «Il Garda ha eccellenze, ma oggi non è un’eccellenza. Non è luogo dove si va per provare sensazioni garantite, non è ancora una “marca”.
Sul tema dell’importanza del marchio territoriale è intervenuto Manfred Schweigkofler, responsabile Destination Management di Dornier Consulting International di Berlino: “avere un marchio territoriale costituisce un fattore fondamentale per la conoscibilità di un territorio e per certificarne la qualità, estesa anche si prodotti che vi si realizzano”.