Mutatis Mutandis ovvero cambiate le mutande!
Il latino maccheronico colpisce ancora e a lanciare il dardo questa volta è Giacomo Danesi, il collega illustre, ricercatore curioso e instancabile, appassionato di araldica e di settori così esclusivi che solo un pignolo come lui può pensare abbordabili nel quotidiano.
È difficile parlare di Giacomo, Giacomino per gli amici. Ebbene Giacomino ha inventato una filosofia di vita: la giacominità. L’ha inventata, l’ha sperimentata con successo, dando uno scossone a quella Brescia sonnacchiosa e conformista, sindacalista, colta e un pò “pallosa” degli anni’70,’80,’90 di fine e inizio millenio… Credo che la “giacominità” non finirà mai. Quando penso a lui sogno i personaggi geniali di Calvino come Marcovaldo, il Barone rampante e il Visconte dimezzato, il Cavaliere inesistente, tutti in avvicinamento alla Fortezza Bastiani ma ancora dispersi nel deserto dei Tartari di Buzzati alla “ricerca di stendardi di città non ancora inventate”.
Ecco come si descrive nella terza di copertina il “nostro”: “giornalista, autore di libri e pubblicazioni di varie umanità. Tra i suoi interessi culturali spicca la passione per lo studio della Storia della Chiesa. È autore di studi sull’Araldica Ecclesiastica e Civica. La ricerca araldica dello stemma di Paolo VI è stata consegnata l’8 ottobre 2008 al Santo Padre Benedetto XVI durante l’udienza generale in piazza San Pietro. Nel 2009 è prevista la ricerca araldica sullo stemma dell’attuale Pontefice. Appassionato viaggiatore, è stato fondatore con il collega Emanuele Roncalli del free press “La Gazzetta del Viaggiatore”, del quale è stato direttore responsabile. Senza figli, sposato vive nel bresciano e in giro per il mondo”.
Giacomo Danesi è un genio. E non lo è soltanto perché è mio amico fraterno e anche se non ci vediamo per decenni rincontrandoci ci diciamo semplicemente ciao. È un genio perché è un inesauribile vulcano di invenzioni, perché non si stanca mai di ricominciare da qualsiasi punto decida. È un genio per l’enfasi e l’entusiasmo fanciullesco con il quale racconta delle sue “scoperte” durante le conviviali con i tristi colleghi che, senza di lui, rischiano spesso di naufragare in una depressa attesa del piatto successivo.
Giacomo il viaggiatore, si contraddistingue per il borsone di svariati chili di libri, che trascina, quasi incorporato, da una parte all’altra del mondo. Lo ricordo, oltre una ventina di anni fa, entrambi inviati sul lago Balaton, appena prima che cadesse il muro di Berlino, dove si celebrava il gemellaggio con il nostro Benaco. Mai, prima di allora, avevo visto trasportare una borsa senza rotelle di quelle dimensioni e di quel peso specifico!
Ma torniamo al divertentissimo “Mutatis Mutandis”. Aforismi e sentenze latine liberamente scelte e commentate dall’autore – dice il sottotitolo. Nell’opera si annuncia anche una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, che Danesi prega di adoperarsi affinchè venga reintrodotto il latino nelle scuole e soprattutto venga insegnato in maniera più divertente, un intervento autografo di Giulio Andreotti (autentico, si specifica) e la prefazione di Mario Capanna, questa fasulla.
Qualche giorno fa Giacomo mi diceva che la frase più gettonata è “A morte Perpetua” (dalla morte eterna), solitamente tradotta in senso letterale e cioè “a morte la Perpetua”. Da buon baffesco (estimatore del licenzioso poeta settecentesco Giorgio Baffo), Giacomo invece preferisce di gran lunga “Et campos ubi Troia fuit” (Ecco i campi dove si trovava Troia), solitamente tradotto come “Ecco il campo dove fui troia”. E naturalmente Mutatis Mutandis (cambiare ciò che bisogna cambiare) in latino maccheronico “cambiate le mutande!”.