Le pubblicità in televisione non hanno mai attirato così tanto interesse nel pubblico, almeno per il settore dell’azzardo. Il Decreto Dignità ha stabilito il divieto assoluto di trasmettere spot di aziende di gambling a partire da gennaio, con la proroga di un anno per i contratti già in essere. Una decisione che ha fatto discutere, dividendo il Paese tra chi difende il provvedimento e chi si preoccupa per il futuro dei mezzi di comunicazione e delle società, notevolmente agevolate dagli introiti derivanti da questo mercato. Come prevedibile, la questione sta tenendo banco in tutta Europa.
È entrata al centro del dibattito la decisione dell’emittente televisiva Sky di trasmettere un solo spot pubblicitario legato all’azzardo in ogni pausa a partire dalla prossima stagione di Premier League. Dalla direzione assicurano che la scelta è a favore dei soggetti più sensibili e influenzabili, con l’intento di evitare il bombardamento di messaggi pro-scommesse. Per di più, l’azienda ha intenzione di introdurre un’opzione tramite cui disattivare gli annunci di questo genere. Il fatto che sia proprio il colosso televisivo a brevettare questa novità è significativo: GF Media, analizzando una serie di dati, ha rivelato che in media ogni cinque ore sono stati trasmessi 64 annunci sul betting nel 2017. Bisogna ricordare che questi numeri si riferiscono al periodo antecedente la cessione delle quote di maggioranza di SkyBet, portale delle scommesse legato all’azienda, a PokerStars.
Uno studio europeo sul gioco d’azzardo pubblicato su Giochidislots ha invece evidenziato che nel 95% dei break pubblicitari all’interno di una partita di calcio trasmessa da Bt Sport, Sky o Itv era presente almeno uno spot sul gambling. Secondo alcune ricerche, la serie di informazioni trasmesse colpisce soprattutto i soggetti più inclini a tendenze ludopatiche. Per questo il timore, manifestato dal governo italiano e condiviso almeno da Regno Unito e Irlanda, è che la televisione diventi un mezzo di diffusione di informazioni pro-azzardo. Negli ultimi anni si è assistito a un notevole cambiamento nelle modalità di realizzazione degli spot, con l’inserimento di inviti a giocare con prudenza e del divieto per i minorenni. Tutti piccoli accorgimenti che non sono sembrati sufficienti a chi vuole regolamentare il settore. La soluzione drastica sembra essere ormai quella paventata dai governi, con la cancellazione degli spot in Italia come in molti Paesi d’Europa.
Nel frattempo, il Garda si sta attrezzando per portare avanti la sua personale lotta all’azzardo. La provincia di Trento ha organizzato diverse serate per sensibilizzare sul tema del gambling e sui rischi portati dal gioco compulsivo, nella speranza che informare sia il modo migliore per evitare un eccesso di puntate. Tra gennaio e marzo inoltre sono stati organizzati dei corsi per gli operatori, così da fornire gli strumenti per riconoscere i casi di ludopatia. Il comune di Bardolino (VR) era invece salito agli onori della cronaca per un contenzioso contro una sala vlt, cui era stato negato il permesso in quanto non rientrante nei parametri del distanziometro. Brescia e la sua provincia si sono invece concentrati maggiormente sugli orari di apertura degli esercizi in cui è permesso scommettere, con regolamenti che variano di città in città. Tutte strategie diverse per arrivare a un punto in comune: la lotta al gioco d’azzardo patologico. Una battaglia che nei prossimi anni sarà combattuta senza le pubblicità, in Italia e probabilmente in Europa.
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