venerdì, Gennaio 24, 2025
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Da 17 anni si calano con le corde alla Madonna della Corona a chiusura dell’anno sociale. Sabato con loro anche due sacerdoti

Gli speleologi atterrano al santuario

Sabato prossimo pellegrini del tutto speciali alla Madonna della Corona. Arriveranno infatti sul piazzale del Santuario mariano dopo un «volo» di sessanta metri con le corde ancorate nel punto da cui altri ardimentosi 480 anni fa si calarono per scoprire la misteriosa luce che gli abitanti di camparso e Lavarin, località adagiate alle pendici del Corno d’Aquilio (Sant’Anna d’Alfaedo), avevano scorto in mezzo alle rocce dirimpettaie del versante orientale del Monte Baldo. Abitanti che avrebbero altresì udito in una notte stellata angeliche melodie perdersi in direzione est-ovest e visto luminarie che, secondo la credenza popolare, avrebbero accompagnato il trasporto della statua della Madonna, poi chiamata della Corona (per «corona» di rocce), sparita da Rodi nel 1522 durante l’assedio dei Turchi che distrussero templi e calpestarono immagini sacre. Perché non andasse perduta la memoria di questo straordinario avvenimento, gli stessi abitanti di Camparso e Lavarin fecero dono alla loro chiesa, che allora era quella di Sant’Anna, di una tela ad olio raffigurante la Vergine Addolorata. Sul cartiglio del dipinto, di autore ignoto, si legge: «Sparì da Rodi ’l venti qvatro givno del 1522 e vene ’n Baldo co le grazie ’n pvgno». Oltre che nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna, dove si conserva l’originale, una riproduzione fotografica del quadro dell’Addolorata, da qualche anno si può ammirare anche alla Madonna della Corona, dono dei parrocchiani dei Lessini al Santuario del Baldo. Ma come mai gli speleologi del Gal (Gruppo Alti Lessini), a cui si uniscono altri gruppi (Montecchia di Crosara, Gasv e perfino sodalizi di Mantova), il secondo sabato di novembre si danno appuntamento alla Madonna della Corona atterrando sul piazzale del Santuario dopo una discesa di 60 metri? «Nel 1984 era arrivato a Fosse un nuovo parroco, don Giovanni Birtele», racconta Marcello Fasani di Ceredo presidente del Gal, «il quale si interessò da subito alla nostra attività partecipandovi egli stesso. Fu lui a proporre che la chiusura dell’anno sociale si svolgesse alla Madonna della Corona con discesa sul piazzale con le corde». «Fummo entusiasti della proposta», continua Fasani, «e dal 1985, la mattina del secondo sabato di novembre, le rocce che sovrastano il Santuario sono diventate una palestra di discesa». Lo furono per sei anni, fino a quando nel 1991 non andò missionario in America Latina, anche per don Birtele che arrivava via corda sul piazzale giusto in tempo per celebrare la messa. «Finché non è andato a prestare la sua opera in Francia don Binterle fu sostituito da Giovanni Gòttoli, parroco di Giare», riferisce ancora Fasani. Ora a prendere la strada delle rocce c’è, dopo aver superato un corso accelerato di discesa al Ponte di Veja, don Giuseppe Brunetto, a cui si aggrega don Francesco Grazian, nominato recentemente vice direttore del Seminario. «Dobbiamo ringraziare», conclude Marcello Fasani, «don Giuseppe Cacciatori, rettore del santuario, per la disponibilità dimostrata nei nostri confronti che ci permette di chiudere in bellezza un anno di attività con un pensiero rivolto a coloro che ci hanno preceduto nella pace del Signore». L’appuntamento è quindi sabato mattina, 9 novembre, alla Madonna della Corona per seguire, naso all’insù, le spettacolari discese degli uomini degli abissi al termine delle quali sarà celebrata la messa. L’incontro proseguirà quindi in amicizia ed allegria in un ristorante del luogo.

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