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Gonfalone d’argento a Lino Gobbi classe 1921

Classe 1921, appena ventenne è sul fronte russo della Seconda Guerra Mondiale; sopravvissuto alla tragica ritirata, riesce a rientrare in Italia e dopo un breve congedo è sul fronte jugoslavo; dopo l’armistizio dell’8 settembre è catturato e deportato in Germania, prima in un campo di concentramento e poi in carcere. Liberato nel 1945, riesce a tornare a casa e a riprendere una vita di normalità, distinguendosi per il costante impegno in favore della comunità, nel volontariato e nella cooperazione. A Lino Gobbi l’Amministrazione comunale attribuisce l’Onorificenza al merito della città di Arco, «per aver testimoniato con la sua esperienza valori di solidarietà e di pace».

La cerimonia di consegna dell’Onorificenza – costituita da un trofeo con il gonfalone d’argento e la dedica incisa – si tiene martedì 9 febbraio (giorno del suo 95° compleanno) a Palazzo dei Panni, con inizio alle ore 18.

L’iniziativa vuole esprimere «la gratitudine della città di Arco per l’attività di volontariato svolta con associazioni e cooperative del territorio, e per la testimonianza costruttiva ed educativa svolta a favore dei giovani e delle scuole, forte di una esperienza tragica e dolorosa come quella della guerra, che lui ha superato con tenacia e mantenendo saldi i valori di solidarietà e di pace».

Lino Gobbi nasce ad Arco il 9 febbraio 1921, da una numerosa famiglia contadina che riesce a trasmettergli solidi valori e uno stile di vita integro, rispettoso della terra, delle persone e dei valori sociali di convivenza pacifica e di umana solidarietà. Come tanti suoi coetanei, appena ventenne è chiamato alle armi per i fronti della Seconda Guerra Mondiale. Viene assegnato al Corpo degli Alpini, brigata Julia e quindi mandato a combattere sul fronte russo. Sopravvive all’incubo della ritirata di Russia, riuscendo, con pochi compagni, a rientrare in Italia, fisicamente e psicologicamente provato. Rientrato in Italia, dopo un breve congedo è destinato al fronte jugoslavo. Dopo l’armistizio dell’8 settembre viene catturato e deportato in Germania, prima in un campo di concentramento per militari, poi nel carcere di Butzbach, accusato di aver sottratto degli alimenti dalle macerie di una casa bombardata, per poter far fronte alla fame patita da lui e dai suoi compagni. Liberato nel 1945, alla fine della guerra, riesce a tornare a casa e a riprendere una vita di normalità.

Il suo impegno per la comunità e per quei valori che non lo hanno mai abbandonato lo porta a dare il suo contributo nel volontariato e nella cooperazione: a favore della locale cooperativa di contadini e per la Cassa Rurale cittadina, ma anche – impegno che prosegue anche oggi – nell’Associazione Nazionale Alpini, Gruppo di Arco. Con il suo Gruppo Alpini, specialmente negli ultimi venti anni, ha portato la sua testimonianza di reduce e di sostenitore della pace presso innumerevoli scuole, con un grande sforzo educativo a favore dei giovani.

La motivazione

L’eccezionalità dell’esperienza di Lino Gobbi non è solo nel suo stato di reduce di uno degli episodi più tragici ed infelici del conflitto, né, essenzialmente, nelle privazioni e nelle sofferenze patite durante la prigionia come internato militare e come prigioniero in carcere; il valore del suo esempio sta piuttosto nel modo in cui ha saputo reagire alla guerra e alla sua brutalità, mantenendo saldi i valori che gli erano stati trasmessi dalla famiglia e dalla comunità contadina di cui faceva parte.

Il disprezzo della guerra come strumento di controversia, la solidarietà e la disponibilità per il prossimo, la pietà nei confronti delle sofferenze altrui: sono tutti elementi che rendono ricca la sua testimonianza e la rendono diversa da ogni retorica, estremamente istruttiva per le giovani generazioni.

A questo si aggiunge il desiderio, manifestato negli anni successivi alla guerra, di ricostruire la comunità e il tessuto sociale cittadino, improntadoli a valori di cooperazione e solidarietà; il suo impegno nelle maggiori associazioni e cooperative del territorio, che tanto hanno dato a questo territorio, aiutandolo a superare le difficoltà post belliche e a rinascere a nuovo benessere, è testimonianza diretta di questo suo pensiero e della sua profonda convinzione che sia necessario agire insieme per costruire un futuro migliore.

Questa volontà di aiutare a ricostruire dopo i momenti di difficoltà, di mettere a disposizione degli altri le proprie forze per superare crisi e tragiche fatalità, lo ha accompagnato anche nei molti anni di volontariato con il Gruppo di Arco dell’Associazione Nazionale Alpini, sempre pronto a portare soccorso e a dare una mano per sia nei momenti di crisi che nei momenti di festa, con un atteggiamento di disinteressata disponibilità che ha sempre fatto la differenza.

Da ultimo, ma certo non meno importante, bisogna menzionare l’impegno che Lino Gobbi ha dimostrato per le scuole e per i ragazzi. Sono innumerevoli infatti le occasioni in cui ha portato la sua testimonianza di reduce e di internato, raccontando la sua esperienza terribile e allo stesso tempo riuscendo a costituire, per le nuove generazioni, un esempio di integrità morale e di rispetto per i valori di giustizia e di solidarietà. In queste occasioni egli ha dimostrato di essere persona di straordinaria umanità e ha testimoniato l’impegno per il mantenimento della pace e della convivenza civile, dando concreto valore a principi che sono fondamentali per la crescita ed il futuro della nostra società.

Egli incarna, in effetti, i valori della Costituzione della nostra Repubblica, che, proprio subito dopo la guerra, fu scritta dall’Assemblea costituente per evitare che si dovessero ripetere le esperienze terribili e le sofferenze della prima metà del Novecento: il ripudio della guerra, la solidarietà, il lavoro, la convivenza sociale senza pregiudizi e senza discriminazioni.

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