La festa della Befana, personaggio con l’aspetto da strega e i modi da fata buona, ha radici lontanissime nel tempo e nei rituali a lei legati, che non hanno mai perso la loro importanza, tutti ritrovano il sapore del loro passato.Le leggende sono moltissime:per le società più antiche rappresentava la fine dell’inverno e del periodo delle “lunghe notti” ed era associata a riti propiziatori per la nuova stagione. per alcuni era l’emblema dell’anno vecchio che se ne va, lasciando doni e ammonimenti per affrontare quello successivo. La “storia” narra che la notte tra il 5 e il 6 di gennaio la Befana, a cavalcioni di una scopa e con un sacco colmo di giocattoli e dolci nonché di cenere e carbone, passa sopra i tetti e calandosi dai camini riempie le calze lasciate appese dai bambini. In cambio trova un piatto con un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Al mattino del 6 gennaio, insieme ai regali, i bimbi hanno la prova del passaggio della vecchina in quanto il pasto è stato consumato e l’impronta della mano della Befana è sulla cenere sparsa nel piatto. Nella società contadina e preindustriale, salvo in rari casi, i doni consistevano in caramelle, dolcetti, noci e mandarini, insieme a dosi più o meno consistenti, a suo insindacabile giudizio, di cenere e carbone, come punizione delle inevitabili marachelle dell’anno.Tradizione tipicamente italiana, non riesce ad essere sostituita dalla figura “straniera” di Babbo Natale. Passato un periodo nel dimenticatoio, giustamente ora sta vivendo una seconda giovinezza, dovuta alla riscoperta e alla valorizzazione della nostra identità culturale.
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Giovedì 6 gennaio 2005, ore 17.30, con cioccolata calda, vin brulè e canti