giovedì, Novembre 21, 2024
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Jona, la moglie islandese del tenore Johannsson, racconta della malattia e del ritorno ad una vita serena

«Ho pregato a Maguzzano, sono guarita»

Jona ha un sorriso dolce, che si riflette negli occhi dei suoi tre bambini e in quelli del marito, il tenore Cristjan Johannsson. Un sorriso che non manca di illuminare il bel volto ovale, incorniciato da capelli biondi che svelano la sua origine nordica, islandese per l’esattezza. Jona ha ritrovato il sorriso che negli ultimi due anni aveva completamente smarrito. Ha riscoperto la voglia di vivere, di giocare con i tre figlioletti, di cucinare e fare le cose di tutti i giorni. Lei, 40 anni, di fede protestante luterana, rampolla di una famiglia in vista se si considera che la madre è stata Ministro degli affari sociali nel suo Paese, è la protagonista di una storia davvero singolare e misteriosa. Una vicenda strettamente personale e privata nata da una malattia che condizionava «pesantemente» la sua vita e quella dei suoi cari, sviluppatasi attraverso una richiesta di guarigione e conclusa con esito positivo. Un miracolo? Chissà. Noi raccontiamo i fatti come sono stati raccontati dal cardinal Edmund Cassidy anche al Papa che ha ricevuto in udienza la famiglia Johannsson proprio nei giorni scorsi. Certo è che Jona da sei mesi ha ritrovato la vita, la gioia di vivere. «Ho cominciato ad avere problemi nella seconda metà del ’99 – racconta nel salotto dell’abitazione di Emilio Cupolo, conduttore di un programma per un’emittente televisiva-. Premetto di essere protestante luterana e di credere in Dio. Frequento la chiesa cattolica dell’abbazia di Maguzzano, dove trovo un’atmosfera che aiuta a pregare. Ebbene la mia vita è cambiata quando il mio respiro si è fatto greve, pesante. Mi hanno diagnosticato una malattia di terzo grado ai polmoni: un’”alveolite allergica estringea”. I polmoni non consentono un adeguato scambio di ossigeno col sangue che si era ridotto al 39%. La diagnosi è stata confermata a Parma ma anche dai medici della famosa clinica Mayo di Rochester negli Usa, quella per intenderci dei presidenti. La Tac e 5 test non hanno lasciato dubbi. Non è una malattia frequente. Sono stata trattata con prodotti a base di cortisone che attenua gli effetti ma non cura il male. E così in pochi mesi la vita è cambiata, io ero sempre stanca, mio marito, il tenore Johannsson, aveva perso la voglia di cantare, i miei figli non sorridevano più, la preoccupazione di mia madre era salita alle stelle. Per questo, su consiglio del mio medico di base, ho programmato un ricovero in ospedale a Brescia, per rifare tutti gli accertamenti. Per farlo ho dovuto gradualmente ridurre i trattamenti farmacologici fino a eliminarli. Ma la svolta è arrivata il 18 settembre, pochi giorni prima di andare in ospedale – racconta Jona-. Con i tre bambini e mio marito abbiamo partecipato, quel pomeriggio al funerale di un parente a Maguzzano. E nella chiesa, ho pregato Dio. Ero piena di dolore per la mia situazione. Ho chiesto di togliermi quel male, ho chiesto a Dio di farmi guarire. Si ho pregato per me stessa, per un miracolo. E, subito, mi sono sentita sollevata, libera, serena, in pace. Mi sentivo bene. Mio marito, mentre i giorni passavano, mi telefonava e io lo rassicuravo dicendogli che stavo bene, che respiravo normalmente, che non avevo più affanno nonostante avessi interrotto le cure. Le conferme di quella che viene definita guarigione sono arrivate poche settimane più tardi, con i riscontri delle analisi del ricovero in ospedale a Brescia. I medici mi hanno detto che non avevo nulla ai polmoni se non qualche piccola cicatrice, testimone della presenza in passato della malattia. I test sono risultati tutti negativi. Da allora sono trascorsi 5 mesi, sto bene, respiro normalmente, non ho più preso un farmaco. Avevo fatto una promessa a Dio quel 18 settembre in chiesa a Maguzzano, cioè di testimoniare quanto sarebbe accaduto. Per questo ho raccontato la mia vicenda al Cardinal Cassidy che l’ha riferita al Santo Padre. Per questo nei giorni scorsi siamo andati tutti a Roma e siamo stati ricevuti dal Pontefice assieme ad una ventina di persone». Fin qui il racconto di Jona, punteggiato da qualche attimo di commozione. La signora Johannsson che vive con la famiglia a Desenzano, sorride e se ne va. È l’ora di pranzo e cucina, fornelli e famiglia la reclamano. Per lei la vita è ricominciata.

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