Secondo la poesia costruita dal poeta tedesco Paul Heyse intorno alla notizia della morte a Gardone nel novembre 1900 del ventunenne Borís Gorčakóv, i genitori del giovane non avevano mai indugiato nel soddisfare un qualsiasi desiderio del figlio malato. Evidentemente la famiglia poteva permettersi un viaggio lungo e costoso dalla Russia al Garda. E Paul Heyse immagina che
Notte e giorno per la vasta pianura
viaggiarono in un proprio vagone
e sul lago sopra uno yacht privato
fino alla riva dove c’è Gardone.
É risaputo che nella seconda metà dell’800 Gardone si era trasformata da piccolo paese di pescatori in una stazione climatica grazie al sindaco Luigi Wimmer e a sua moglie, la quale nel 1883 aveva ottenuto la licenza di aprire l’Hotel Gardone Riviera. La vedova Wimmer s’era data poi molto da fare per divulgare in tutta Europa le particolarità climatiche della località, valorizzate dai medici Rohden e Koeniger. In breve tempo cominciarono ad affluirvi turisti dalla Germania, dall’Austria, dalla Scandinavia, dall’Olanda, dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dagli Stati Uniti e dalla Russia (A. Mazza, 2005). Secondo il dr. Herfried Schlude, i Russi costituivano addirittura, dopo i Tedeschi, la maggior parte dei forestieri presenti allora a Gardone.
Paul Heyse con le ali della fantasia pensò che la famiglia di Borís avesse noleggiato un treno per farvi salire non solo il malato, ma anche tutte le persone a lui più care, compreso il medico personale. Li vide nella sua mente viaggiare ore e ore per vaste pianure fino ad arrivare al lago di Garda. Li immaginò prendere posto su uno yacht privato per raggiungere il paese di destinazione, e tratteggiò, lì davanti all’azzurro specchio lacustre, un giovane incantato, per non dire stregato, dalla bellezza del panorama che si trovò di fronte. Nei versi dedicati all’incantesimo subito da Borís, Paul Heyse trasferisce tutta la sua ammirazione per il lago di Garda. In contrasto con tale seduzione, raffigura la sua immagine di creatura delicata, pallida, debole, estenuata, sdraiata tra piante d’alloro, palme e olivi, senza però alcuna voglia di morire.
Il poeta commenta che per Borís forse sarebbe stato meglio non vedere una tale magnificenza, ben nota ad Heyse per averla contemplata negli anni della sua permanenza a Gardone. E presuppone l’amaro rimpianto del giovane per non esser rimasto a morire al suo paese
… nella tenuta innevata
come il paese dei morti silente.
Le bufere invernali urlerebbero
dentro il camino violente.
Là sarebbe stato più facile spirare tra i famelici lupi ululanti nel bosco allo stridente gelo.
A Paul Heyse non interessava la famiglia del giovane, quanto piuttosto la reazione di questi alla vista di una natura assai differente da quella russa.
Tuttavia la curiosità del lettore dei versi del poeta tedesco segue percorsi dissimili e il certificato di morte del giovane, rinvenuto da Attilio Mazza, rivela indizi inequivocabili: i genitori di Borís sono il principe Konstantin Aleksandrovič Gorčakóv e la principessa Maria Sturdza. Si dovrebbe dire: niente pò pò di meno che i principi Marija e Konstantin Gorčakóv.
Konstantin Gorčakóv (1841-1926) era uno dei due figli di un importantissimo uomo politico russo, forse il più importante dell’epoca, per essere stato prima Ministro degli Esteri della Russia dal 1856 al 1882, poi Cancelliere dell’Impero. Konstantin era nato a San Pietroburgo e aveva acquisito per merito di suo padre il titolo ereditario di Sua Altezza Serenissima. Frequentò la facoltà di giurisprudenza all’università di San Pietroburgo. Nel 1863 entrò nel servizio dello Stato ed ebbe successo, conseguendo vari titoli d’importanza sempre crescente, fino ad essere aggregato al ministero degli affari interni. Occupava una posizione notevole e possedeva enormi sostanze, ma cercava in ogni caso di insinuarsi con l’adulazione nelle grazie di chi aveva potere. La sua carriera era sempre in un continuo crescendo. Tra il 1877 e il 1878 divenne vice governatore di Kiev e conseguì in seguito il titolo di consigliere segreto.
Viveva in uno sfarzoso edificio a San Pietroburgo ed era proprietario di vaste terre nel governatorato di Poltava, allora facente parte dell’Impero russo. Si narra che fosse un gran bell’uomo, sempre elegantissimo e attento al proprio aspetto esteriore, anche se risultava alquanto antipatico.
Nel 1868 aveva sposato a Parigi la principessina Marija Michajlovna Sturdza (1849-1905), figlia del ministro delle finanze russo nei Principati danubiani e in seguito voivoda (sovrano) del Principato moldavo. Quando il padre di Marija s’era ritirato dagli impegni politici, s’era trasferito con la famiglia in Francia. Per questo la giovane figlia, molto graziosa, andò sposa a Parigi.
Il matrimonio tra Konstantin e Marija però non fu felice. Nonostante la nascita di cinque figli (Borís era il loro quartogenito), Marija nel 1886 volle divorziare e andò a vivere a Sorrento.
Secondo Michail Grigor’evič Talalaj, storico russo ricercatore specializzato in italianistica, la villa detta dei Gorčakóv a Sorrento apparteneva in realtà ai genitori di Marija Michajlovna Sturdza, che l’ereditò alla morte dei suoi (M. Talalaj, 2016). Quando Marija si fu liberata dai doveri di moglie, mise le sue radici in Italia nella baia di fronte a Napoli nella villa di sua proprietà, conservando il titolo russo di principessa.
Molteplici e d’alto livello erano le sue relazioni in Europa. A Sorrento ospitò generosamente varie personalità come il futuro re Giorgio V e la futura zarina Aleksandra Fedorova, musicisti di gran fama, nonché l’ex marito, che viveva per lo più a Parigi, ma non disdegnava fare viaggi in Italia. Marja non rimase tuttavia stabilmente a Sorrento, ma divise il suo tempo tra l’Italia e la Francia.
Come l’amatissimo Borís, anche sua madre Marija morirà di tubercolosi (1905), cinque anni dopo la scomparsa del figlio. Suo padre invece dopo la rivoluzione emigrò definitivamente in Francia e morì a Parigi nel 1926.
(continua)