Da mesi il Palazzo comunale di Salò, chiuso subito dopo il terremoto, è ingabbiato per i lavori dell’impresa edile Luciano Bertolasio di Tignale. Nel tardo pomeriggio di ieri ha riaperto i battenti, in via provvisoria e del tutto eccezionale. Il sindaco Giampiero Cipani ha fatto gli onori di casa, accompagnando Guido Bertolaso, responsabile della Protezione Civile, il Prefetto Maria Teresa Cortellessa Dell’Orco, la vicepresidente della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi, l’assessore provinciale Corrado Scolari e altre autorità in una visita all’interno. C’erano vigili urbani, carabinieri, i Volontari del Garda, i funzionari del Pirellino, ecc. Mancava «il commissario» Massimo Buscemi, volato via dopo la riunione in città. Prima la scalinata, poi il salone consiliare con la grande tela del Bertanza e il busto di Gasparo, considerato l’inventore del violino, quindi le altre stanze. Piange il cuore entrando nella Sala dei Provveditori, restaurata poco prima della terribile scossa e ora segnata ovunque. Sembra d’essere in locali appena abbandonati da profughi disperati. L’architetto Anna Gatti, responsabile dell’Ufficio tecnico, e il geometra Angelo Del Miglio (hanno redatto il progetto, assieme a Paolo Beschi, allo studio Techne di Brescia e all’ingegnere Gianni Ziletti), spiegano, illustrano, chiariscono. Assicurano che, per il mese di aprile, l’intervento sarà completato. Il sindaco annuncia che il costo complessivo sarà di tre milioni e 600 mila euro. «Due milioni e 300 – rammenta Cipani – è l’ammontare del contributo della Regione Lombardia. La cifra restante (un milione e 300 mila) l’abbiamo ottenuta dalla Reale Assicurazione. E qui voglio ringraziare il nostro direttore generale, Giuseppe Iovene, che alcuni anni fa modificò le polizze, chiedendo alle compagnie di introdurre il rischio terremoto. Alle casse comunali il restauro del Palazzo non costerà nulla. Quando lo inaugureremo, in primavera, sono sicuro che arriverà gente da ogni parte. Perchè questo edificio è un simbolo». Il fabbricato, sul lungolago, deriva dall’unione di due edifici costruiti in epoche diverse. Gli storici concordano nel ritenere che la costruzione risalga alla fine del XV secolo, su disegni dell’architetto Sansovino, il cui vero nome era Jacopo Tatti. Dopo il terremoto la situazione si è presentata gravissima. Nei muri, fessurazioni con andamento diagonale o verticale. E sconnessioni, soprattutto sulla facciata a lago, con rotazione e spostamento verso l’esterno. I danni maggiori localizzati nei muri che avevano subito rimaneggiamenti per aperture o tamponamenti di varchi o nicchie, e in quelli di minore consistenza per spessore. I solai esistenti, realizzati con travetti e assito lignei, non sono stati in grado di ripartire le azioni sismiche orizzontali sulle pareti più resistenti. Nessun dissesto, invece, per le fondazioni. Bertolaso, controllato a vista dal suo (quasi) omonimo Bertolasio, ascolta con interesse. Cipani ringrazia le istituzioni per tutto quanto hanno fatto. La Beccalossi assicura scherzosamente che, alle prossime amministrative, prenderà in considerazione l’ipotesi di candidarsi a sindaco di Salò. Località famosa per la Repubblica sociale italiana di Benito Mussolini. Il corteo sale al secondo piano, dove l’impresa edile ha iniziato i lavori. Ma non c’è molto tempo. Bisogna partire per Sopraponte di Gavardo, quindi Pompegnino di Vobarno. Un viaggio tra i cantieri. Anche se c’è buio, e si veda molto poco.
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Viaggio ieri pomeriggio nel cantiere comunale nel giorno dell’anniversario. Un milione e 300 mila euro dalla «Reale», due milioni e 300 il contributo regionale