Manca poco più di un mese al vertice europeo dei ministri e al concomitante raduno dei new-global che affluiranno a Riva (con l’intenzione di manifestare contro i «potenti della terra») in numero ancora imprecisato. Cosa accadrà? Tutto filerà liscio in un clima di confronto «a distanza» democratico e civile? In assenza di risposte certe sull’atmosfera che ci sarà a Riva durante quei giorni, titolari di bar e commercianti – che si sentono più esposti a disordini innescati da minoranze esagitate – non parlano d’altro e molti hanno già preso delle «contromisure» individuali.Se le future assicurazioni delle autorità non saranno convincenti, si profila il rischio che nella prima settimana di settembre Riva si presenti come una città col coprifuoco. E’ bastato infatti un piccolo censimento tra i principali bar del centro di Riva, per scoprire che molti hanno già programmato la chiusura delle saracinesche. Lo possono fare senza problemi, perchè per «latitanze» inferiori ai 30 giorni basta una banalissima comunicazione al Comune. Ma ecco la situazione dei principali locali pubblici di Riva, con le dichiarazioni dei rispettivi titolari.Saracinesche abbassate – Non può essere certo un caso che la decisione di andare in vacanza (per i tre giorni del vertice o addirittura per una settimana) sia stata presa, finora, da due tipi di locali: quelli vicini all’incrocio viale Dante-viale Roma (che è il centro nevralgico della città e il classico asse dei cortei finora visti) oppure quelli con personale numeroso, che non possono rischiare di convocare al lavoro i dipendenti per poi metterli in libertà all’ultimo momento. Hanno dunque programmato la chiusura il Bar Roma (dove Giovanni Torboli sta già ordinando dei pannelli a protezione dei cristalli), il Bar Italia (Michele Armani in un primo tempo aveva pensato ai vigilantes, poi s’è convinto che poteva sembrare una provocazione), il Bar Maroni (Maurizio Bressan ha letto su Internet che è prevista una manifestazione in piazza e gli è venuto il dubbio che possa trattarsi di piazza Cavour), il Bar San Marco il Pub all’Oca, il Bar Copat, il Pub C9 (dove i rispettivi gestori, Walter Bortolotti, Leo Veronesi e Pietro de Rosa, Giulietta Torboli, come del resto i colleghi, sono sconcertati per il «vuoto di notizie certe» in cui sono stati lasciati).I dubbiosi – Hanno anche accarezzato l’idea di prendersi una tregua lavorativa, ma situati in posti non proprio «esposto», hanno pensato che l’eventuale chiusura sarà all’ultimo momento, dopo aver subodorato «l’aria che tira». Appartengono a questa categoria il Bar Piemonte («mi regolerò anche su quello che fanno gli altri» – dice Giuseppe Miorelli), il Bar Troiani («se vedrò in giro brutte cere, tornerò a casa» – dice Marco Perlot), la Casa del Caffè («E’ inutile che facciano consigli comunali aperti, sono i percorsi dei cortei da sapere» – spiega Laura Prando), il The Celtig Dragon Bar e il Bar Smile («Qui siamo tutte donne – dicono Laura e Claudia – se saremo in zona rossa, cioè protetta e controllata, lavoreremo; se invece vi sarà libero accesso, probabilmente resteremo chiusi»).Ottimisti con cautela – Sempre portata a vedere le cose in positivo, Maria Zeni, titolare del Mini Bar rifiuta gli allarmismi «a priori» e quindi aprirà regolarmente il locale, ma ammette che potrebbe cambiare idea «se si profila qualche casino». Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda il Bar Metrò, il cui titolare, Alberto Crepaldi, pensa che nelle grandi città problemi di ordine pubblico siano all’ordine del giorno. «Anche qui a Riva – spiega – dobbiamo essere ospitali e pensare a fornire il nostro pubblico servizio. A meno che non si degeneri, è ovvio».Ottimisti del tutto – Hanno già deciso che saranno dietro il banco e tra i tavoli in ogni caso. Nè vertice, nè controvertice li spaventa e pensano, in sostanza, che si stia facendo tanto chiasso per nulla. Aperti, dunque, il Bar Pasticceria Susy («mai sfiorato dall’idea di prendermi una vacanza» – dice Luca Bertamini), il Cafè Monaco di Donatella Chiarani («succeda quel che succeda, io non voglio vivere nell’incubo») e la Pasticceria Deon («Chiudere? – dice Bruno Deon – Assurdo, lo farei solo se mi pagano la giornata…)Il fronte è variegato, dunque. Ma il rischio di una Riva «dimessa» in piena stagione si profila concreto. Ad un mese dall’«evento» chissà se gli organizzatori sapranno mutare l’attuale umore (prevalentemente nero) degli operatori.
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Vertice? No, grazie: bar e botteghe chiudono
Timore per le manifestazioni e notizie incerte.