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I Ragazzi del ’00: Pietro Cipriani

Alla fine del 1917, con lo sfondamento del fronte italiano a Caporetto e la perdita di migliaia di uomini fatti prigionieri dagli austriaci, il Comando Supremo italiano aveva arruolato i giovani della classe 1999 per rimpolpare le file degli esausti reggimenti.

Erano i “ragazzi del ‘99” divenuti famosi per l’essere entrati in battaglia appena diciottenni. Dopo di loro l’arruolamento toccò ai nati nel 1900, ma si era ormai nell’estate del 1918 e a questi diciottenni venne impartito l’addestramento e solo pochi di loro entrarono in linea. Ciononostante è proprio tra i nati del 1900 che si trovano i più giovani caduti della Grande Guerra e così è anche nel caso di Lonato, dove la triste contabilità ricorda che Pietro Cipriani,  classe 1900,  morì il 20 luglio 1918 in Valtellina, terra dove era in addestramento con le reclute del Battaglione Alpini Vestone. Non morì in combattimento, non morì per malattie ma morì per incidente: colpito da un masso evidentemente staccatosi dalla montagna su cui era.

Di Pietro Cipriani si conserva la fotografia e presso l’Archivio di Stato in Brescia c’è una sua bellissima lettera scritta ai familiari 9 giorni prima di morire, l’11 luglio 1918. Non aveva nessun fatto particolare da raccontare ma Pietro, con calligrafia buona e con un linguaggio semplice e abbastanza dialettale, descrive l’ambiente in cui si trova e il viaggio che ha fatto fino alla Valtellina. Leggendo le sue parole possiamo immaginarci la curiosità e lo stupore che colsero questo diciottenne che veniva dalle colline e dalla pianura nel vedere le alte montagne delle Alpi innevate, le baite di montagna, le lunghe gallerie ferroviarie e, addirittura, il confine con la Svizzera.

Val Massino (in realtà Val Masino ndr)  il 11.7.1918

Carissimi genitori io son di ottima salutte e così spero a tutti voi in famiglia. Cari genitori io mi trovo in campato (accampato ndr) sota la tenda per i primi giorni sempre a piovere e dormire per terra siamo in tenda col caporale magiore cari genitori io vi dico che abbiamo fatto 12 ore sul treno per lomeno che 20 gallerie e quando siamo rivati a posto abbiamo riposato altro che mezzora e dopo siamo andati 18 chilometri a piedi e sempre di montagna e coll’zaino siamo andati in un paese che gera (c’erano ndr) le case coperte di scaie (scaglie, ndr) di montagna e non se vedeva altro che un po de vecchi. Io apena che ò visto questo paese mi credevo di essere andato il albania èerchè è un paese in meso alle montagne brute e molto alta e quella che abbiamo difronte a noi ce la neve e se confini della svizzera siamo molto vicini ai confini della svizzera. Cari genitori fatteme sapere come sta il nonno speriamo che staga meglio di domenica quando siete venuto a trovarmi. Cara sorella come non sei venuta a trovarmi domencia che ero così vicino. Non no più altro da dirvi che saluttarvi dui vero cuore saluti al nonno al zio alla zia alle cugine alle sorele tanti saluti al tutta lintiera famiglia

Tanti saluti dal vostro figlio Cipriani Pietro.
 Il mio indiriso
Al soldato Cipriani Pietro
Battaglione Reclute Vestone I compagnia
Sanmartino val massino
Provincia di Sondrio.

In una lettera così dettagliata è possibile individuare i luoghi che Pietro vide?

Crediamo di sì e per farlo ci siamo aiutati con delle fotografie. Innanzitutto siamo in Val Masino, una vallata trasversale della Valtellina che si diparte all’incirca dal paese di Morbegno e di dirige verso nord e verso la Svizzera. La località in cui Pietro dice di essere accampato è San Martino e da questo borgo che esiste ancora oggi si possono davvero vedere le montagne innevate delle alpi che separano l’Italia dalla Svizzera. Pietro, con ogni probabilità fino a quei giorni aveva visto solo il Monte Baldo o il monta Pizzocolo dalle colline di Sedena, dove abitava. A colpire il ragazzo sono però anche le case che contrariamente a quelle delle nostre zone, non sono ricoperte di coppi, bensì da “scaie di montagna”. Oggi siamo abituati e riconosciamo in questi edifici dei presidi della civiltà delle Alpi, ma a Pietro non fecero certo un bell’effetto. A San Martino piccoli fienili, malghe e rifugi ancora oggi hanno quei tetti in pietra.

E la montagna con la neve che separa Pietro dalla Svizzera: quale sarà stata?

Il Monte Disgrazia, con i suoi oltre 3600 metri, è la vetta più alta della zona, ma non segna confine. A segnarlo è invece una montagna che da San Martino in Val Masino si staglia proprio verso nord: il pizzo Badile, montagna  che deve il nome alla caratteristica sagoma del profilo nord (svizzero).

Leggendo le parole di Pietro e guardando le immagini che accompagnano questo articolo  possiamo provare a immaginare il giovane lonatese intento a descrivere sotto la sua tenda i luoghi in cui si trovava. Non sappiamo molto di lui, ma la sua lettera ci assicura che era un ragazzo attento ed osservatore. Nella limitata istruzione che poteva avere, la sua descrizione dei luoghi possiamo avvicinarla alle relazioni che stendevano gli esploratori delle terre lontane. Quello che Pietro non sapeva, mentre scriveva, è che quelle montagne lo avrebbero ucciso pochi giorni dopo.

LE IMMAGINI UTILIZZATE SONO TRATTE DA: WWW.PAESIDIVALTELLINA.IT

Morando Perini

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