In fase di stallo i lavori per il recupero restauro e consolidamento strutturale della Dogana veneta. Nel corso degli interventi relativi alla esecuzione della cordolatura sommitale delle strutture perimetrali, è emerso lo sconfortante stato di degrado della copertura del fabbricato. Uno stato di dissesto ben più grave di quello previsto e caratterizzato da elementi di assoluta novità. In particolare è venuto alla luce l’avanzato stato di putrescenza delle testate delle capriate incassate nel suolo murario, dovuto essenzialmente alle infiltrazioni di acqua meteorica della gronda e all’elevato valore di umidità, tipico degli ambienti lacustri. Una putrescenza del legno che si è pericolosamente propagata tanto da compromettere gravemente la stabilità dell’intera struttura di copertura, con stato di pericolo che ha imposto una idonea puntellazione preventiva di tutte le capriate. Situazione che ha portato, fa presente il sindaco Luca Sebastiano, a ricorrere a una ditta specializzata in servizi diagnostici e analisi per il restauro del legno, al fine di individuare le più corrette, anche dal punto di vista della conservazione degli elementi, tecniche di intervento. Analisi accurata effettuata, in accordo con la Soprintendenza di Verona, da parte della Società Legno Doc srl di Firenze, dalla quale è emerso lo stato di degrado non solo delle testate delle capriate, ma anche di alcune parti della catena e dei puntoni delle stesse, nonché il forte degrado dell’orditura secondaria e del tavolato, con grave pericolo per l’incolumità delle persone. Nel tempo, lo stupendo gioco di travi, architravi e capriate, forse mano di un componente della famiglia dei Sansovino, famosi artisti del XVI secolo, ha subito degli interventi con eliminazione di elementi strutturali. A fronte di questo, la relazione tecnica, predisposta dallo studio teorico dell’ingegner Giuseppe Tosti di Perugia, evidenzia come la soluzione più naturale «sia il reintegro degli elementi strutturali mancanti, in legname di essenza uguale a quella esistente, correggendo lo schema statico dell’intelaiatura lignea esistente sulla base della documentazione storica ricavata dalla manualistica tecnico-costruttiva del passato». Inoltre punta ad adottare quegli interventi di rinforzo che da «un lato garantiscono la conservazione del bene monumentale, rispettando dall’altro i criteri di minimo intervento, di compatibilità, di leggibilità e di reversibilità delle opere necessarie al rinforzo strutturale». La perizia suppletiva e di variante, secondo quanto precisato nella relazione preliminare elaborata dall’ingegner Edoardo Ottoboni, progettista e direttore dei lavori per il recupero statico e funzionale della Dogana veneta, ravvisa anche la necessità di interventi di completamento delle opere strutturali in corrispondenza delle arcate fronte lago, soggette a evidenti fenomeni di cedimento. In fase di scavo sono stati rinvenuti quattro cancani lapidei su cui appoggiavano invece portoni, posti a una quota di circa un metro e quaranta centimetri inferiori al pavimento. Un ritrovamento di notevole valenza storica in quanto evidenziano e «certificano» quanto negli anni sempre supposto: «in origine i natanti che trasportavano merci entravano direttamente nella Dogana Veneta». Ritrovamento che comporta delle modifiche alle previste metodologie di intervento di consolidamento della parte a lago dell’edificio, creando una sorta di vallo, posto a una quota inferiore al livello dell’acqua del lago, che consente di mantenere a vista tali «documenti» storici. «Serie di nuovi interventi non previsti», precisa il sindaco Sebastiano «che modificano di conseguenza il quadro economico di progetto con la necessità di essere integrato finanziariamente». L’Amministrazione si è pertanto attivata per ottenere possibili altri finanziamenti sia per completare i lavori del primo intervento che per poter dare avvio, dal prossimo anno, anche alla seconda fase con la pavimentazione del grande contenitore, gli impianti e l’arredamento. Per quanto invece concerne i serramenti, i grandi portoni a doppia orditura (metallica e lignea) che interessano le arcate, essi sono stati finanziati a mezzo convenzione con la Società Gardaland.
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Le infiltrazioni d’acqua hanno causato danni ben più gravi del previsto e i restauri sono costretti a segnare il passo Dogana veneta, malato anche il tetto Intervento di una ditta specializzata