venerdì, Novembre 22, 2024
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«Indispensabile riattivare gli impianti», dice il presidente Venturini. La prolungata chiusura ha penalizzato il turismo estivo e non si sa se in inverno funzioneranno almeno un paio di skilift

Il Consorzio studia un piano per acquisire le sciovie

Un consorzio allargato con il Consorzio funivia di Malcesine a fare da capofila e poi Provincia, Camera di commercio, Comunità montana del Baldo, Comunità del Garda e Comuni dell’entroterra e della riviera lacustre. Questa l’ipotesi al vaglio per risolvere il problema degli impianti di risalita di Novezza e Costabella in Prada che, praticamente all’inizio della stagione invernale, sono tutt’ora chiusi. «Stiamo studiando la situazione insieme a Provincia e Camera di commercio per trovare la formula più opportuna e un consorzio ad hoc per Prada e Novezza sembrerebbe quella più praticabile», spiega Giuseppe Venturini, presidente del Consorzio funivia di Malcesine. «Indispensabile è comunque riattivare entrambe le strutture, che servono il turismo dell’entroterra ma anche di buona parte del lago. I problemi maggiori sono i costi per l’acquisizione, per entrambe si parla di cifre dell’ordine di miliardi, e poi gli investimenti per riattivarle. Un progetto definitivo potrà forse essere pronto entro fine anno, ma i tempi saranno comunque lunghi per motivi burocratici. I finanziamenti dovranno poi essere suddivisi fra i vari enti che compartecipano, ma la Comunità montana dovrebbe avere inoltrato in tal senso una richiesta all’Unione europea. Speriamo che il 2001 porti fortuna al monte Baldo». «Novezza è il problema più urgente da risolvere, ma stiamo interessandoci anche di Costabella», dice Stefano Zaninelli, presidente della Commissione provinciale trasporti e turismo. «L’intenzione sarebbe quella di realizzare un piano finanziario per l’acquisto dei due impianti. Ci aspettiamo però che, per quanto riguarda Novezza, il proprietario per questa stagione apra almeno due degli skilift. Tenerli chiusi per un altro anno ne comprometterebbe il valore». Di parere diverso, invece, Flavio Zardini, coproprietario della ditta Silmec che ha in gestione gli impianti di risalita: «Non siamo ancora in grado di dire se quest’anno apriremo le sciovie. Abbiamo spedito una lettera al Comune la settimana scorsa, vediamo che cosa intendono fare». Il problema di Novezza è sorto qualche anno fa, ancora durante le scorse amministrazioni, quando la Silmec aveva richiesto al Comune la cessione della malga sul cui terreno sorgono le sciovie. In cambio gli Zardini si erano dichiarati disposti a realizzare una palazzina servizi e ad eseguire lavori per migliorare la stazione. Una strada che però si sarebbe rivelata impraticabile dal punto di vista legale, perché il Comune non può cedere beni propri in cambio di opere che, di fatto, andrebbero a vantaggio di un proprietario privato. Data l’impossibilità di trovare un accordo, gli impianti lo scorso anno sono stati lasciati chiusi. Ufficialmente la Silmec ha motivato la scelta con il fatto che erano scaduti i 30 anni al termine dei quali due delle strutture dovevano essere sottoposte a revisione totale, con costi che i soci, data la situazione, non si sentivano di affrontare. Per quanto riguarda la Sit Costabella invece, dichiarata fallita lo scorso anno, finora è stato redatto l’inventario dei beni mobili e immobili ed entro fine mese dovrebbe essere depositata in tribunale la perizia di stima. In seguito il giudice incaricato deciderà la forma di vendita dell’attivo per poter liquidare i creditori. La formula più probabile sarebbe quella dell’asta pubblica. Intanto, però, la chiusura delle due stazioni di risalita sta penalizzando il turismo della zona. In particolare questa estate gli operatori che gravitano nella zona di San Zeno e Prada hanno risentito della mancanza della bidonvia e della seggiovia che portavano i turisti fin sulla cima del Baldo a quota 1850. «I rifugi sono praticamente rimasti isolati e anche il numero delle persone è calato», spiega un albergatore. «Anziani o famiglie con bambini non possono affrontare a piedi la salita che da Prada porta fino al Telegrafo o ai Fiori del Baldo, un’escursione che ormai faceva parte della storia della nostra montagna. Il pericolo maggiore è che, con il perdurare della chiusura, la gente si disaffezioni e si disabitui a frequentare questa parte della montagna. E il disagio per il turismo locale comincia a farsi sentire». Antonella Traina

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