L’aeroporto di Montichiari prossimo venturo, con una o due piste (militari di Ghedi permettendo), secondo hub della Lombardia, scalo di rilevanza internazionale. Mentre il «Gabriele D’Annunzio» conquista giorno dopo giorno la fiducia dei passeggeri, avendo anche ottime carte da giocare nel trasporto merci, c’è chi sui tavoli di progettazione cerca di immaginarne il futuro, sfornando elaborazioni che se in questa fase sono soltanto teoriche non escludono tuttavia percorsi di fattibilità. A quest’opera di elaborazione e progettazione si sono dedicati un centinaio di studenti del Politecnico di Milano, del laboratorio di sintesi finale (diretto dal professor Remo Dorigati; assistenti Paolo Belloni, Renato Girelli, Pietro Manazza, Paolo Mestriner) con tema specifico: «Progettazione del nuovo intervento aeroportuale di Montichiari». Al Politecnico si affianca l’Università Cattolica di Milano, con la collaborazione del professor Massimo Ferrari, assistente Luca Paolo Salvatori, autori di uno studio dal titolo: «L’aeroporto di Montichiari: storia e prospettive di sviluppo». Il frutto della ricerca degli studenti – alcuni di questi stranieri – costituirà argomento di una mostra in programma all’inizio del prossimo anno accademico presso l’aeroporto di Montichiari. Le idee degli universitari hanno prodotto una sessantina di elaborati; tra questi c’è di tutto, dallo sviluppo di una vera e propria cittadella commerciale intorno allo scalo, oppure un prolungamento della città «lineare», costituita dal capoluogo, il prolungamento a est con gli insediamenti produttivi e l’aeroporto come terminal, luogo di raccolta e di smistamento delle merci. Sono idee frutto di una lunga ricerca dei giovani universitari, suggestive, all’avanguardia, e quindi da maneggiare con circospezione, ma di sicuro, a detta dei docenti che le hanno visionate, qualche proposta potrebbe costituire un buon punto di partenza per lo sviluppo dello scalo bresciano che proprio nelle ultime settimane ha costituito la società di gestione autonoma. Alla presidenza i soci bresciani hanno appena indicato Ugo Gussalli Beretta, presidente dell’omonimo gruppo armiero, anche se l’85 per cento del capitale rimane saldamente nelle mani dei soci veronesi del Catullo, il «papà» di Montichiari. E proprio la riduzione di questa quota e l’ingresso nella compagine azionaria di nuovi soci è il compito che attende gli amministratori bresciani e veronesi alla ripresa post-ferie. Tornando al laboratorio del Politecnico di Milano gli studenti hanno visitato la Regione, ascoltato i dirigenti del Catullo, visionato dati e ricerche prima di giungere alla redazione dei loro elaborati. È durata mesi la ricerca e ora la giusta soddisfazione con la mostra del materiale prodotto presso l’aeroporto protagonista di una così attenta indagine che potrà anche svilupparsi nell’elaborazione di tesi di laurea. L’autunno offrirà quindi una interessante occasione per dibattere sul futuro di Montichiari, anche alla luce delle decisioni che prenderanno gli azionisti. Gandalf si dichiara soddisfatta dei collegamenti con Roma (tra l’altro nell’azionariato Gandalf è appena entrato un imprenditore bresciano, Marcello Gabana, settore calcestruzzi con interessi diversificati, sponsor nel mondo dello sport); l’ex hangar militare dispone degli stanziamenti necessari a compiere il primo passo verso la creazione di un cargo center per le merci. E i charter hanno a Montichiari la naturale alternativa di Verona. Se si aggiunge una buona viabilità, con la A4 e la A21 collegate all’aeroporto attraverso la tangenziale sud, e le prospettive legate al metrò, le ricerche degli studenti offrono un ulteriore, importante contributo allo sviluppo del «Gabriele D’Annunzio».
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Presto una mostra sui progetti di sviluppo dell’aeroporto