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Il duomo di Salò “figlio” di Sant’Anastasia

I salodiani si ispirarono al modello della incompiuta chiesa veronese ma al contrario degli scaligeri riuscirono a completarla. Intervista a monsignor Alberto Piazzi, prefetto della Biblioteca Capitolare di Verona.

Il Duomo di Salò è stato realizzato sul modello della chiesa di S. Anastasia di Verona. La notizia è stata data da mons. Alberto Piazzi, prefetto della bimillenaria Biblioteca Capitolare di Verona nel corso di un recente convegno in onore di S. Anastasia tenutosi nella città scaligera.

Monsignore, come ha potuto conoscere le vicende della costruzione del Duomo di Salò?

“Alcuni anni or sono, fui chiamato a illustrare la storia del duomo di Salò nel V centenario della sua dedicazione, in quanto quella chiesa doveva essere edificata a immagine e somiglianza della nostra santa Anastasia. Fra i documenti che, in quella circostanza, dovetti consultare trovai la notizia che il 30 aprile 1452 venne conferito l’incarico a otto deputati della comunità di Salò e a due cappellani di provvedere il necessario per avviare la costruzione della nuova chiesa mentre prendeva corpo il progetto di edificare la nuova pieve sul modello della chiesa di Santa Anastasia di Verona”.

Forse i fedeli salodiani pensavano troppo in grande, considerate le dimensioni di S. Anastasia?

“Contro tale ipotesi si oppose l’ arciprete Giacomo Codallo di Pavia perché riteneva tale progetto troppo ambizioso di fronte alle possibilità economiche della comunità. A dare man forte allo scetticismo del parroco intervenne pure il memorialista locale Giovanni Bonelli (1461-1511) il quale scrisse che Santa Anastasia di Verona era talmente grande che sarebbe follia assumerla come modello, precisando che “non c’è fanciullo in Salò che giunto al pieno della sua età, anche se campasse come Matusalemme, potrà mai vedere la fabbrica del duomo “inbricibus tectam” (coperta di tegole) cioè giunta a compimento. Mi ha colpito pure l’osservazione di uno degli otto deputati venuti per il sopralluogo: “Santa Anastasia è chiesa talmente grande e maravigliosa che nei nostri stati non trovasi alcuna che l’ appareggi”.

Apparentemente però le opposizioni furono superate, non è così?

“Il duomo di Salò venne edificato a partire dal 7 ottobre 1453, data della posa della prima pietra fino al giorno della sua consacrazione avvenuta il 18 ottobre 1502. Alla fine pertanto quella chiesa risultò essere l’immagine speculare della nostra Santa Anastasia della quale riproduce in pianta romanica il rapporto doppio tra l’ampiezza delle campate quadrate della navata centrale e quelle laterali e l’equilibrato rapporto tra slancio verticale (più accentuato e quindi più goticizzante in Santa Anastasia) e le sue misure orizzontali”.

Fin qui le osservazioni di monsignor Piazzi.

Il fatto ci documenta due realtà: la vicinanza non solo geografica, ma anche culturale e di pensiero della Riviera con Verona e la forza della fede del tempo.

Per S. Anastasia di Verona, tuttora incompiuta nella facciata, occorsero 200 anni di lavori, i fedeli di Salò non si scoraggiarono davanti all’ enormità del loro compito.

La fede li rendeva sicuri che ce l’ avrebbero fatta. Completarono il tempio in meno di un cinquantennio.

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