Il prestigioso albergo gardonese – “succursale dell’eremo” – celebra il 150° anniversario della nascita del Vate
La storica struttura ricettiva della Famiglia Mizzaro, culla dell’industria turistica gardesana, racconta l’eleganza e lo stile di un’epoca: quella di d’Annunzio e della «Santa Fabbrica» del Vittoria le
Soggiornare nelle stanze del Grand Hotel Gardone è un’esperienza unica. Si percepisce l’anelito della storia e degli uomini illustri che l’albergo storico ha ospitato: da re Giorgio di Sassonia a Churchill, da Nabokov a Maugham.
Anche Gabriele d’Annunzio, giunto definitivamente sulla riviera del Garda il 2 febbraio 1921, prese alloggio al Grand Hotel Gardone con la pianista Luisa Baccara e il personale di servizio in attesa che Villa Gargnacco, il futuro Vittoriale, fosse trasformata e arredata secondo le necessità del nuovo «magnifico abitatore».
Fu una scelta strategica, tutt’altro che casuale. Il poeta amava le location prestigiose e il Grand Hotel era, allora come oggi, il più elegante albergo della Riviera. Di certo influì nella scelta dell’esteta d’Annunzio anche lo straordinario giardino a lago, elemento vitale per quel rapporto viscerale che sempre è intercorso tra «sorella acqua» e le dimore del Vate. La scelta del Grand Hotel, sorto a partire dal 1884 e divenuto presto il più elegante e ambito hotel della Riviera, trova ragione anche nella ricerca, da parte di un d’Annunzio amareggiato dopo la vicenda di Fiume e già proteso alla nuova impresa della «Santa Fabbrica» del Vittoria le – dell’ispirazione artistica e stilistica per l’allestimento di Villa Cargnacco.
Quando il poeta si poté trasferire nella cittadella monumentale, gli intrecci tra la sua vicenda esistenziale e la storia del Grand Hotel proseguirono. L’albergo divenne una sorta di succursale del Vittoriale. «Succursale dell’Eremo», ebbe a definirlo d’Annunzio. Il poeta vi fece alloggiare gli ospiti di riguardo, i familiari e personaggi di spicco: amici, artisti, politici, legionari e, naturalmente, dame smaniose d’indimenticabili incontri con il Vate.
Per queste ragioni storiche, ma anche affettive, nel 1500 anniversario della nascita di d’Annunzio la proprietà del Grand Hotel, la famiglia Mizzaro, celebra il legame tra il poeta e la “succursale dell’eremo” con un’iniziativa che ha valore promozionale e turistico, nonché culturale, artistico e stilistico.
La junior suite dedicata al Vate d’Italia, allestita con cura dall’architetto Salvatore Peli itteri , presenta meditati richiami alla Prioria, l’abitazione privata del Vittoria le che d’Annunzio battezzò con vezzo francescano. L’ambiente è moderno, ma propone precisi richiami al classicismo amato dal poeta, come i calchi in gesso che ricordano quelli, numerosi, presenti al Vittoriale. Le abatjour dei comodini citano lo stile decò della Stanza della Cheli; il vecchio baule da viaggio evoca quelli presenti nei fornitissimi guardaroba dannunziani; le cineserie rimandano agli elementi d’arredo cari al poeta. Neppure l’aspetto cromatico è casuale, con il verde che rimanda ad alcune tappezzerie della Prioria e, soprattutto, il rosso, colore dannunziano per eccellenza.
È una stanza che regala all’ospite la straordinaria sensazione di percepire visivamente quell’opera d’arte che è Vittoriale, creazione immaginifica che si fa ambiente, simbologia e architettura novecentista progettata da Giancarlo Maroni.
Tutto – colori, arredi, suppellettili – diventa testimone del passaggio, della forza spirituale e dei sentimenti di un uomo che è stato protagonista assoluto del Novecento.