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Arrivò due anni fa, per volere di padre Flavio Roberto Carraro

Il rettore della Corona passa dai monti al lago

A tre anni dal suo arrivo, il 18 settembre 2005, domani monsignor Giovanni Ottaviani saluta il Santuario della Madonna della Corona, concludendo il suo ufficio di rettore, che il 21 settembre, passerà a monsignor Piergiorgio Formenti, parroco di Bardolino, futura parrocchia di don Giovanni.A salutarlo, alla messa delle 10.30, saranno monsignor Flavio Roberto Carraro, che lo aveva chiamato alla Corona, altri sacerdoti, fedeli, autorità e i genitori che in questi anni hanno preso parte all’iniziativa «Tuo figlio vive», incontri che il rettore ha dedicato a quelle madri e a quei padri «orfani» di un figlio, che al Santuario hanno cercato una parola di conforto.Il momento dell’addio è anche quello dei bilanci, il bilancio di un lavoro fatto che il suo successore potrà, se vorrà, proseguire. «Quando giunsi la mia aspettativa era legata ai mesi invernali in cui l’afflusso dei pellegrini rallenta per cui pensavo avrei avuto il tempo per continuare gli studi fatti a Roma, dedicandomi alla teologia e alla mia specializzazione in spiritualità».Un auspicio disatteso perché lassù c’è sempre da fare. «D’inverno s’inizia a preparare la stagione successiva, che sarà come sempre intensa poiché qui pellegrinaggi e fedeli arrivano incessantemente da Pasqua a ottobre», ricorda. «Ma quei mesi si rivelarono ideali anche per dedicarsi ad alcuni lavori di ristrutturazione». Infatti il Santuario è stato rinnovato, c’è l’angolo ristoro con la sala bar-ristorante e la luminosa terrazza a picco sulla Valdadige.Approdato alle falde del Baldo da Roma, dove è stato per dieci anni (1994 – 2004) officiale della segreteria di Stato Vaticano, rammenta: «Mi piacque il progetto che padre Flavio Roberto Carraro mi chiese di realizzare: creare un centro di spiritualità, di riflessione e di studio mariano con particolare attenzione al mondo giovanile». Il progetto è partito. Sono stati organizzati due convegni, nel 2007 sulla storia del santuario, e quest’anno a carattere ecumenico, sul canto mariano per eccellenza «L’anima mia magnifica il Signore». «Poi abbiamo dato spazio alla cultura mariana attraverso concerti di maggio, con i “Sabati mariani alla Corona”, che hanno portato qui corali molto preparate, desiderose di cantare alla Corona».Quindi il rettore ha voluto dedicarsi al dolore, in particolare a quello di genitori che hanno perso un figlio ed è nata l’iniziativa «Tuo figlio vive». «Oggi sono quattrocento coloro che hanno aderito e ricevono periodicamente l’invito a partecipare ai nostri incontri di fede, momenti di preghiera che non hanno la pretesa di togliere il dolore ma di alleviarlo. Così la chiesa di Verona, attraverso il suo Santuario, si fa partecipe della consolazione di Dio verso queste persone».Lasciando la Corona, monsignor Ottaviani non può non volgere un caro pensiero all’amato parroco di Spiazzi, che lo accolse: «Quando arrivai trovai il cuore grande di Don Luigi Vezzola, che mi ha introdotto nella vita e nei ritmi del Santuario, un prete di gran bontà e zelo pastorale, a cui ho purtroppo avuto l’amarezza di dare l’estremo saluto solo pochi mesi dopo, a febbraio».Dal 21 settembre don Giovanni sarà parroco a Bardolino: «Sarà un’esperienza ben diversa», sorride. Il Santuario è un crocevia di storie e anime; una parrocchia richiede l’instaurarsi di rapporti personali. Poi chiude: «Ringrazio il vescovo, monsignor Giuseppe Zenti, d’avermi inviato lì, una parrocchia significativa per l’afflusso turistico, che in questi tredici anni di ministero monsignor Formenti e i suoi vicari hanno reso molto viva».

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