Da Santo Stefano all’Epifania sulla bidonvia di Prada è stato tentato un esperimento ardito: riaprire l’impianto anche senza piste battute da sci di discesa, riportando bidonvia e seggiovia, dai 1034 metri di altitudine della stazione di partenza (sul confine fra i comuni di San Zeno di Montagna e Brenzone) ai 1550 della prima tratta in bidonvia fino al rifugio Mondini, quindi in seggiovia su fino ai 1815 di quella d’arrivo, ai rifugi Fiori del Baldo e al sovrastante Chierego a 1910, alla funzione originale degli impianti a fune: portare persone in un ambiente immacolato e straordinario, dai panorami meravigliosi.L’utenza non è mancata: escursionisti con e senza ciaspole, sci alpinisti, fondisti, praticanti del telemark, slitte, slittini, sci di fondo escursionisti, famiglie coi bambini, turisti in cerca di un’esperienza di bellezza. Il tempo non è stato dei migliori, incluse nuove e fitte nevicate, tra sporadiche giornate di sole. I passaggi sulla telecabina sono stati in proporzione, ma incoraggianti.Se si voleva garantire un servizio, si è fatto (pure con qualche interruzione dovuta alle schede dell’apparato elettronico, il 3 gennaio) e pure è stata una concreta promozione per la bella stagione verso chi non conosca ancora il Baldo. Se si mirava a un vantaggio economico (nessuno si faceva illusioni) le perdite hanno superato i profitti. Un’analoga iniziativa due anni fa aveva segnato risultati deludenti con tempo pessimo per due settimane.Camera di Commercio, Amministrazione provinciale di Verona e Regione Veneto, che hanno contribuito alla sua riattivazione dopo un blocco lungo anni (dopo il fallimento della società allora proprietaria) non figurano con chi ora possiede l’impianto, la «Prada Costabella rl»: ovvero, i soli Comuni di San Zeno di Montagna e Brenzone. «Montebaldogarda» è invece la concessionaria, società consortile presieduta da Ennio Peretti che si sobbarca anche le gestioni passive, nell’auspicio siano investimenti futuri.Ora la richiesta generalizzata degli operatori lungo il tracciato della funivia (rifugisti, ristoratori, albergatori) è: «Si riapra il sabato e la domenica, assicurando continuità, senza tenere chiuso e inattivo tutto fino a Pasqua o addirittura all’estate».Per i rifugi lungo lo sviluppo dell’impianto è però davvero linfa vitale il farla funzionare anche nei fine settimana. Massimo Bertoldi gestore del Chierego e Moreno Oliboni, proprietario del «Fiori del Baldo», entrambi all’arrivo della funivia di Prada, Paolo Gamberoni per il Mondini, alla stazione intermedia (detta malga Prada), concordano: bidonvia e seggiovia, se funzionanti, assicurano un afflusso esponenziale rispetto ai giorni in cui essa è ferma.Anche il rifugio Mondini, di proprietà della Prada Costabella srl ora è semplicemente chiuso.Tutti sperano che si valutino insieme gli introiti attivi dell’estate con quelli tendenzialmente passivi dell’inverno, anche in quest’anno, di fortisssime nevicate come non accadeva da decenni. Insomma, le premesse ci sono. Ora sembra arrivato il tempo di decisioni coraggiose.
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L’afflusso estivo paga, quello invernale assai meno: ma secondo rifugisti e ristoratori locali la clientela potenziale è tutt’altro che scarsa. Dati parzialmente positivi dall’attività natalizia ma gli operatori chiedono che il servizio non si fermi