giovedì, Dicembre 19, 2024
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Martedì pomeriggio una famiglia palestinese è entrata da «Griffe», in via Maffei, e ha utilizzato il bango del personale. Dopo l'intervento della Polizia, chiamata dalle commesse insultate

Insozzano la toilette, costretti a ripulirla

Offese, insultate fino alle lacrime e spintonate, solo per aver fatto notare che il bagno all’interno del negozio non era pubblico, ma riservato esclusivamente al personale. L’incredibile episodio è accaduto poco dopo le 17 di martedì, all’interno di “Griffe”, in via Maffei, e ha avuto come protagonisti due giovani commesse e un nucleo famigliare di cittadini palestinesi. Alla fine, per evitare che la situazione degenerasse, le ragazze hanno chiamato la Polizia.Sembrava una tranquilla giornata di lavoro, ma Manuela e Simone (ancora molto scosse, hanno chiesto che non fossero pubblicati i loro cognomi) difficilmente dimenticheranno quei momenti. Indaffarate con altri clienti, le ragazze non si sono accorte che alcune persone stavano utilizzando il piccolo bagno di servizio. «Mi sono avvicinata per entrare – racconta “Manu”, ancora frastornata, poco dopo l’episodio – ma, quasi a guardia della porta, c’era un uomo che in modo assai brusco mi ha detto “È occupato”. Un po’ perplessa, mi sono allontanata e, nell’attesa che il cliente uscisse, ho notato che con l’uomo fuori dal bagno c’era altra gente». Un gruppo che, come è stato appurato dopo, era formato complessivamente da due uomini di origine medio orientale, due donne, una delle quali anziana, coperte con le classiche vesti della tradizione islamica e tre bambini. Quando la toilette s’è liberata, Manu ha fatto gentilmente notare che quei servizi non erano pubblici. Ed è scoppiato il finimondo. I due maschi sono andati su tutte le furie, si sono avventati sulle due allibite ragazze ricoprendole d’insulti. «Parolacce d’ogni genere – racconta “Simo” – e apprezzamenti volgarissimi sia sulle donne italiane, come noi sempre mezze nude e capaci solo di fare cose che non posso ripetere, sia sugli italiani in generale, a detta loro un popolo di debosciati che si fa mantenere dagli stranieri». Tra urla e schiamazzi – anche le palestinesi iniziano a sbraitare in arabo – la rissa verbale va avanti per oltre mezz’ora e, ad un certo punto, gli uomini spintonano le ragazze, arrivando ad afferrarle per i polsi. Manuela e Simone sono ormai in lacrime e, intanto, fuori dal negozio, si è formata una piccola folla di curiosi. Purtroppo, però, nessuno degli spettatori ritiene opportuno intervenire per difendere le ragazze e tanto meno per chiamare le forze dell’ordine. Ad un certo punto, Manu apre la porta del bagno e le si presenta uno spettacolo terribile: il piccolo locale è completamente imbrattato di escrementi. Inservibile. È davvero troppo e la paura della ragazza diventa rabbia: Manuela rompe gli indugi e chiama il 113. Gli agenti di una volante del Commissariato di Riva sono sul posto in pochi minuti, s’informano sulle cause del diverbio, ascoltano le varie versioni, identificano tutti i protagonisti (si scopre che uno dei due uomini è laureato a Bologna e risiede con la famiglia a Reggio Emilia) e, su invito delle due giovani, danno un’occhiata al bagno. Disgustati, i poliziotti richiamano la bellicosa comitiva e costringono i componenti a ripulire il sudiciume lasciato poco prima. Gli animi si placano, ma i palestinesi hanno in serbo un altro colpo di scena: «Finalmente, si può comperare qualcosa» afferma uno degli uomini e, come se nulla fosse, rientra nel negozio e acquista dei capi d’abbigliamento. Ieri, Manu e Simo hanno passato parte della mattinata al Commissariato di via Brione per sporgere formale denuncia per ingiurie e minacce contro gli “indimenticabili” clienti.

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