Successo e conferma oltre le aspettative per la formula di Italia in Rosa 2015: oltre 5000 le persone che hanno visitato l’ottava edizione della manifestazione nella nuova, suggestiva location del Castello di Moniga del Garda, dove si è registrato il record di presenze nella storia della manifestazione.
L’ottava edizione di “Italia in Rosa” ha chiuso i battenti registrando il più alto picco di presenze nella storia della manifestazione: tantissimi gli appassionati del “drink pink” che fin da venerdì 7 giugno sono arrivati a Moniga del Garda per partecipare al grande festival dei Chiaretti e dei rosé italiani. Favorite da un clima che nel weekend ha regalato un vero e proprio anticipo d’estate, oltre 5000 persone hanno affollato il Castello di Moniga, dove l’evento si è trasferito a partire da quest’anno: una location particolarmente suggestiva, con vista spettacolare sul lago di Garda, che ha ospitato per tre giorni 116 cantine provenienti da tutta Italia per un totale di oltre 180 etichette in degustazione. In forte aumento la presenza di consumatori giovani, che ormai rappresentano una percentuale pari a circa il 60% del pubblico dell’evento con una componente femminile sempre più elevata.
“Siamo riusciti anche quest’anno a centrare l’obbiettivo di realizzare una manifestazione davvero importante per la valorizzazione del territorio – ha spiegato il presidente di Italia in Rosa Luigi Alberti -. Bisogna continuare su questa via insistendo sulle sinergie tra realtà istituzionali per costruire un tessuto capace di fare una promozione forte sui nostri prodotti”.
Grande interesse ha riscosso anche il convegno “Valtènesi: dalle radici del rosé il futuro di un territorio”, svoltosi sabato 6 nella sede del Consorzio Valtènesi a villa Galnica di Puegnago: ospiti d’onore Gilles Masson, direttore del Centre de Recherche e d’Experimentation sur le vin rosé di Vidauban (in Provenza), e il blogger Franco Ziliani, “rosatista” storico ed appassionato che ha anche condotto tutte le numerose e seguitissime degustazioni programmate nell’arco della tre giorni. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati del primo anno di studi del progetto di caratterizzazione dei Chiaretti affidato dal Consorzio al Centre di Rosé.
“Con questo progetto abbiamo aperto un cantiere di discussione e confronto di dimensioni e portata assolutamente inedite rispetto al passato – ha detto il presidente del Consorzio Valtènesi Alessandro Luzzago -. La discussione è ora aperta a tutte le componenti del territorio, con le quali vogliamo ragionare ed intraprendere un cammino per dare un futuro a questa terra ed ai suoi vini”.
Ed ora già si comincia a pensare ad Italia in Rosa 2016 per la quale, afferma Luigi Alberti, “nella nuova location del Castello avremo a disposizione un’area ancor più ampia, da 11 mila metri quadrati sulla quale vorremmo introdurre novità significative come ad esempio un mercato di vini rosé e di prodotti della terra”.
Report Convegno Italia in Rosa 2015
“Valtènesi: dalle radici del rosé il futuro di un territorio”
C’è ancora molto da lavorare per affermare il concetto del rosé come vino vero: una percezione assolutamente non scontata, sulla quale è necessario lavorare per fare in modo che i Chiaretti della Valtènesi si affermino correttamente nell’immaginario dei consumatori.
Questo il messaggio emerso dal convegno di Italia in Rosa 2015, svoltosi sabato 6 giugno nella sede del Consorzio Valtènesi, nel corso del quale sono stati presentati i risultati del primo anno di studi del progetto sulla caratterizzazione dei Chiaretti affidato dal Consorzio al Centre de Recherche e d’Experimentation sur le vin rosé di Vidauban (in Provenza).
“E’ nessario dare una continuità a questo cammino di studi per arrivare ad un vocabolario comune dei territori fatto di storia e descrittori scientifici – ha detto il direttore del Consorzio Valtènesi Carlo Alberto Panont -. Anche noi siamo nel pieno del percorso per arrivare a quei risultati di tecnica e di valore di mercato che in Provenza sono stati già raggiunti da tempo”.
Tre gli obbiettivi indicati da Panont per l’immediato futuro: arrivare, già con la prossima vendemmia, ad una sintesi unica per le denominazioni che insistono sul territorio; difendere il vitigno autoctono Groppello per favorirne la crescita (“Siamo a 400 ettari, ma abbiamo spazio e forza per raddoppiarli”); ed infine, comunicare una “identità produttiva fatta di certezze”.
La parola è poi passata a Gilles Masson, direttore del Centre du Rosé, un centro davvero all’avanguardia che analizza ogni anno un migliaio di campioni di vini rosé provenienti da tutto il mondo grazie ad un concorso che ha consentito al Centro di costruire una banca dati assolutamente unica. Sono 30 i campioni di Valtènesi Chiaretto 2013 analizzati da Masson e dalla sua equipe con rigorosi criteri scientifici in questa prima fase della collaborazione.
“Abbiamo riscontrato una diversità abbastanza marcata, e questo può essere un aspetto positivo a patto che venga festito all’interno delle caratteristiche di tipicità della denominazione – ha spiegato Masson-. I punti comuni sembrano girare intorno a parametri di alcolicità e acidità e quindi a caratteristiche proprie del territorio. Vi sono caratteri di differenzazione soprattutto per quanto concerne gli zuccheri residui, l’acido malico e gli aromi, ma soprattutto sul colore, che comunque rispetto alla totalità delle produzioni italiane è risultato nella parte superiore della tavolozza dei colori, quella cioè caratterizzata da tonalità scariche e stabili L’aspetto positivo in vinificazione è che non tutti cercano di fare la stessa cosa. La classe dominante tuttavia è costituita da vini caratterizzati da freschezza e finezza aromatica, con nota vegetale (carattere positivo per le classificazioni francesi a differenza di erbaceo che è negativo), pochi zuccheri residui, particolarmente secchi e con buona rotondità”.
Masson ha comunque avvertito che questo è solo il primo anno di studi, ed è necessaria molta prudenza prima di arrivare a conclusioni definitive.
“Spero che questi risultati vi permettano di andare avanti positivamente nel vostro lavoro – ha concluso Masson-. Si può migliorare solo attraverso un continuo rimbalzo nello scambio di idee: la parte scientifica è importante ma è altrettanto significativo il confronto interno sulle tecniche di vinificazione e le caratteristiche dei vini”.
Di certo c’è che, come dimostrato dai risultati di questa ottava edizione di Italia in Rosa, l’interesse per il Chiaretto ed i rosé in genere è in continua e forte crescita.
“Siamo riusciti anche quest’anno a centrare l’obbiettivo di realizzare una manifestazione davvero importante per la valorizzazione del territorio – ha spiegato il presidente di Italia in Rosa Luigi Alberti -. Bisogna continuare su questa via insistendo sulle sinergie tra realtà istituzionali per costruire un tessuto capace di fare una promozione forte sui nostri prodotti”.
Alberti non ha dubbi: la fisionomia del visitatore di Italia in Rosa sta cambiando, ed il pubblico è costituito oggi soprattutto dai giovani, con una percentuale che arriva ormai al 60%, ed una componente femminile sempre più elevata. E tenendo in mente questi parametri già si comincia a pensare ad Italia in Rosa 2016, per la quale, ha dichiarato Alberti, “nella nuova location del Castello avremo a disposizione un’area da 11 mila metri quadrati sulla quale vorremmo introdurre novità significative come ad esempio un mercato di vini rosé e di prodotti della terra”.
Nel dibattito conclusivo, moderato da un “rosatista” storico come il giornalista e blogger Franco Ziliani (Vino al Vino, LeMilleBolleBlog), sono emersi pareri, opinioni, indicazioni che, come affermato dal presidente del Consorzio Valtènesi Alessandro Luzzago, “dimostrano come sul tema del Chiaretto con questo convegno si sia aperto un cantiere di confronto di dimensioni e portata assolutamente inedite rispetto al passato, nel quale la discussione è assolutamente aperta a tutte le componenti con le quali vogliamo intraprendere un cammino per dare un futuro a questa terra ed ai suoi vini”.