Si sta avviando alla conclusione il completamento della copertura del tetto della Dogana Veneta. Dalla parte del porto vecchio, vicino alla chiesa di San Nicolò e al monumento ai caduti, comparto nord, nord-est, sono stati già collocati tutti i coppi in laterizio. Sono stati recuparati i coppi vecchi, presenti sul tetto al momento dell’intervento. E proprio per la posa dei coppi è in corso un’ operazione inusuale. I coppi poggiati sulle tavole in legno, quelli portatori d’acqua, vengono collocati in maniera usuale, mentre i coppi convessi, ovvero quelli che coprono il tetto della dogana, vengono forati nella parte più stretta e attraverso il foro viene inserita una vite speciale in acciao affinché il coppo non si possa più muovere. L’intera copertura viene posta in sicurezza senza utilizzo di materiali sussidiari. «È una tecnica che garantisce la stabilità del tetto», spiega l’assessore al patrimonio Fabio Marinoni, «e che fa sì che i coppi non scivolino sui tavolati lignei e quindi non vi possano essere in futuro infiltrazioni di acqua o deterioramento della struttura lignea che mantiene in esercizio l’intera copertura della dogana». E proprio la struttura portante del tetto è stata curata con minuziosa attenzione. Le travature trasversali sono state ricondizionate, parte sostituite, altre riparate. Tutte sono state trattate con sostanze impregnanti speciali per la conservazione. Le lunghe travi trasversali poggiano a secco sui montanti originari in pietra. Prima della loro collocazione è stata applicata una speciale placca in piombo come isolante. Tutte le travi sono accompagnate da un doppio tirante, in ferro, che mantiene in tensione la travatura in legno affinché non subisca spostamenti tali da comprometterne la staticità. «Anche questa inziativa è stata approntata dal progettista e direttore dei lavori», spiega Marinoni, «perché il legno si muove fisiologicamente, e potrebbe squilibrare la intera struttura portante del tetto. Direi che le attenzioni tecniche e strutturali nel rifacimento del tetto sono state usate nel migliore dei modi». «Un’opera così importante», continua l’assessore, «deve avere le cure importanti che merita». Ultimate anche le due grandi porte di accesso, a ridosso del lago. Un attento lavoro di edilizia minuziosa e rispettosa dell’esistente ha messo in evidenza le antiche perneazioni, in pietra, dove si incardinavano le grandi porte di accesso alla dogana, provenendo via acqua , con le imbarcazioni. Questa è una vera riscoperta dell’originalità della struttura medievale, cui la Soprintendenza ai beni architettonici non ha voluto rinunciare proprio per riportare all’antico splendore una vera e propria opera d’arte dell’architettura del dominio veneziano a Lazise. Ultimato il tetto, saranno tolte le impalcature e le transenne che coprono la visione esterna della dogana. «Resta da fare la pulizia interna, la rimozione dei materiali di scarto», spiega Marinoni, «e la definizione progettuale dell’impiantistica elettrica e per il riscaldamento. Riscaldamento che sarà collocato a pavimento. Avremo quindi una pavimentazione in unico livello, non come in precedenza su due livelli. Restano da fare pavimenti e completamento degli arredi». C’è quindi ancora molta strada da fare prima di poter mettere piede in Dogana, ma oggi si intravede la vera fisionomia della struttura.
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Fra pochi giorni spariranno le impalcature, poi ultimi lavori all’interno